Parlamentari che viaggiano in prima classe pur non avendone diritto. E altri che chiedono rimborsi per soggiorni in hotel in città dove magari hanno delle proprietà immobiliari. Mentre l’Italia è attraversata da nord a sud dagli scandali sulle spese pazze dei politici e sugli sprechi della casta, anche il Regno Unito ha il suo caso del momento. A tirare fuori la notizia dei sotterfugi dei parlamentari britannici sono stati, anche in questo caso, alcuni quotidiani. Come il Daily Telegraph, che ha parlato per primo dello scandalo dei biglietti di treni e aerei, e come l’Independent, che sta indagando sulla questione dei soggiorni negli hotel. Nel Regno Unito, dopo il “terremoto” del 2009 relativo alle spese dei politici, furono introdotte nuove regole di trasparenza e correttezza. Ma, come emerge dalle inchieste dei quotidiani, anche la casta britannica ha trovato il modo di saltare l’ostacolo delle leggi.

Il caso dei biglietti di prima classe è quello che più sta turbando l’opinione pubblica britannica. I deputati, secondo il regolamento parlamentare, dovrebbero viaggiare in classe standard, la corrispondente della seconda classe italiana. Eppure, secondo il Telegraph, 112 parlamentari laburisti, 48 conservatori, 19 liberaldemocratici, due del Plaid Cymru e tre dello Scottish National Party hanno chiesto rimborsi per biglietti ferroviari di prima classe. Tre giorni fa, il ministro dell’Economia George Osborne è stato “beccato” mentre viaggiava in treno in prima classe pur avendo un biglietto di classe standard. Quasi un reato nel Regno Unito, così Osborne è stato costretto a chiedere le scuse, dopo aver rivelato di aver pagato a un irremovibile controllore ben 190 sterline per l’adeguamento del titolo di viaggio. Osborne tuttavia non aveva un biglietto di prima classe e pare non abbia mai richiesto rimborsi per tagliandi di questo tipo. Mentre tanti altri parlamentari lo hanno fatto, aggirando il regolamento. Il tutto è possibile con una semplice scappatoia. Lo staff parlamentare deve comprare sempre il biglietto più economico sul mercato. Se comprato all’ultimo momento, il titolo di viaggio di prima classe costa sempre molto di più di quello di classe standard. Ma – ed ecco la soluzione – se un biglietto di prima classe comprato in anticipo, magari su Internet, costa meno di un biglietto di classe standard comprato all’ultimo momento, ecco che allora il parlamentare può averne diritto. Così ci sono stati casi di parlamentari che si sono fatti rimborsare 400 sterline per un viaggio da Londra a Newcastle o altri deputati che in un anno hanno chiesto fino a 8mila sterline per viaggi in prima classe in treno. Un piccolo sotterfugio che – emerge dall’inchiesta – è stato usato anche per viaggi in aereo.

Almeno 24 parlamentari – 14 dei quali laburisti – hanno chiesto rimborsi per viaggi in business class. Su tratte spesso molto più economiche se effettuate in treno. Certo, niente in confronto, è chiaro, al caso italiano, dove nella metà delle Regioni si indaga sulle spese dei consiglieri e dei politici. Dalla Basilicata con quei rimborsi chilometrici gonfiati alla Campania, con le ipotesi di peculato su spese per comunicazione e portaborse. Dalla Sardegna, dove fondi per partiti pare venissero usati per spese personali, agli altri casi nelle altre Regioni che hanno riempito le prime pagine dei giornali negli ultimi mesi. Eppure, anche il caso britannico sta destando non poca preoccupazione nei contribuenti del regno. Allo scandalo dei biglietti aerei e ferroviari, infatti, si è aggiunto quello dei rimborsi per gli hotel, sollevato dal quotidiano vicino alla sinistra The Independent. Secondo il giornale, almeno un ministro, due ministri ombra e sei parlamentari avrebbero chiesto denaro pubblico per potersi pagare soggiorni in hotel a Londra, pur avendo nella stessa città proprietà immobiliari. Spesso, però, queste case vengono messe in affitto, dopo essere state comprate con agevolazioni e finanziamenti privilegiati. Così, questi parlamentari devono obbligatoriamente soggiornare in hotel. Fra questi, secondo l’Independent, il conservatore George Freeman, che ha chiesto rimborsi per 200 notti a un costo di 8.680 sterline pur avendo un appartamento nella capitale, così come il parlamentare David Amess, che ha chiesto di essere rimborsato per spese in hotel pari a 8.095 sterline. Niente a che vedere con il caso Fiorito. Ma a Londra e dintorni queste cose non vengono prese alla leggera.

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