Berlusconi sopra a tutto e sopra a tutti. Rinascimento azzurro? Avanti tutta. Ma nessuno tocchi il Cavaliere. Angelino Alfano lo ribadisce oggi dopo retroscena che dicono altro (“Il segretario non è più il mio figlioccio” sarebbe sbottato B. secondo Repubblica) e dopo la provocazione di Giuliano Ferrara (“O si scioglie il partito o qualcuno si deve dare una mossa”). E dopo una settimana in cui, per usare davvero un eufemismo, sono volati gli stracci, con Daniela Santanchè che si è lanciata a testa bassa come un giocatore di rugby e tutti gli altri che nella mischia l’hanno praticamente isolata.

Alfano: “Primarie solo se Berlusconi rinuncia alla candidatura”
Da che parte va il Pdl, dunque? Non si sa ancora, ma per il momento basti questo: “Io mi fido di Berlusconi, lui si fida di me e quindi entrambi si fidano l’uno dell’altro” spiega Alfano. Dunque si parte da lì. E mentre si precipita verso le elezioni politiche il partito resta “ostaggio”, per così dire, dell’assenza di certezze. A partire da quella che da 18 anni è stata sempre la stella polare: il candidato a presidente del Consiglio. Berlusconi non ha ancora sciolto le riserve e il problema è davvero tutto lì. “Se dovesse venire meno la candidatura di Silvio Berlusconi le primarie saranno lo strumento di scelta” ha spiegato di nuovo oggi Alfano. Il segretario, peraltro, riconosce al Cavaliere il merito di aver già rinnovato il centrodestra con un governo composto in buona parte di under 40. La consolazione, infine, si puntella sul fatto che “persone che sono venute fuori dalle nostre fila senza dover avviare delle ricerche. Nell’area alternativa alla sinistra c’è la maggioranza del popolo italiano e a questa maggioranza dobbiamo offrire una proposta credibile con un programma realizzabile”. E però il Pdl resta tra due fuochi. Elezioni con Berlusconi, forse ancora l’unico – lo dice la storia – a riuscire a fare il pieno? Oppure elezioni puntando ad unire l’area dei moderati? Anche per questo Berlusconi e il Pdl non hanno ancora deciso che fare del proprio futuro. 

Nell’attesa nel partito ci si scanna
Nell’attesa nel partito si scannano. La miccia l’ha accesa, come hanno riferito per giorni tutti i giornali e le tv, Daniela Santanché. Il risultato? “Leccapiedi” e propinatrice di “stronzate”. Pasdaran, una che propugna un partito di plastica e “non collega lingua e cervello”. La Santanchè ci prova a modo suo, veste i panni della rottamatrice e mette sotto il tacco 12 quel che resta del Pdl in agonia. Provoca. Ma il primo effetto che ottiene è di essere ricoperta di insulti da capo a piedi. E non da quei comunisti dell’opposizione, ma proprio da quelli che fino a ieri – adulandola o tollerandola – comunque se la tenevano nel salotto delle Libertà. Proprio della “leccapiedi” si becca da Giorgia Meloni che la definisce buona per “rinvigorire il partito con la plastica”. La sua linea “è solo una stronzata”, rincara il vice capogruppo del Pdl alla Camera Massimo Corsaro. Certo lei non è nuova a muovere e incassare insulti. Ha rifilato il dito medio a mezzo parlamento, giornalisti, fotografi e comici. Ma ora ha sparato sulla croce rossa, proponendo di liquidare i vertici del fu Popolo delle Libertà. “Il Pdl va azzerato – insiste dalle colonne de Il Foglio dopo aver esternato martedì alla Zanzara, mercoledì al Tg4 – chi ha un incarico adesso si deve dimettere a cominciare da Alfano fino all’ultimo dei coordinatori provinciali. Il Pdl – conclude – è peggio della Dc, deve essere sciolto”. Per essere rifondato da zero, possibilmente in un attillato tailleur Armani color oro. Per dare corpo all’invettiva ha poi lanciato una cordata di amazzoni delle Libertà (Lorenzin, Varetto, Polidori e altre) che, secondo un sondaggio fatto in casa, accredita se stessa e le altre a un 18% di consensi. Lo porterà lunedì sera a Berlusconi come prova matematica della sua intuizione rottamatrice.

Due giorni di sputo in faccia sulla scialuppa del Titanic
Il guaio è che l’ha avuta a un passo dal test elettorale in Sicilia e proprio mentre Alfano tentava di smarcarsi da Berlusconi abbracciando Casini, Berlusconi cercava di smarcarsi dal suo stesso partito candidando una lista tutta sua (piuttosto che occuparsi delle grane in via dell’Umiltà, venerdì s’è materializzato al Palazzo di Giustizia di Milano per poi uscire dicendo “pensa a tutto Alfano”). Il segretario Pdl non ci capisce più niente, con Ferrara che lo invita a uccidere il padre come Edipo, la vecchia guardia che gli dice di star sottocoperta in attesa di segnali da Arcore, gli ex An tentati dalla fronda. Insomma, su tutto questo arriva la Santanché a dire la sua. E con la delicatezza che le è propria getta benzina sul fuoco accelerando la combustione del Pdl. Al motto “barcollo ma non mollo”, supplica Silvio di salvare il salvabile: “Fuori i montiani dal Pdl. Predi me, prendi me…” sembra sussurrargli all’orecchio.

E lui che fa? Stanco, nauseato, rassegnato – ma sempre sensibile a certi argomenti della politica – Berlusconi è andato letteralmente in tilt. Con una dichiarazione ha smentito una nota di Bonaiuti che smentiva Santanché che si faceva portatrice del pensiero del capo nell’anatema contro i big di partito. Decifrando la doppia negazione, Berlusconi afferma che le dimissioni dei dirigenti azzurri non gli dispiacciano così tanto. “E dunque gli piacciono?”, si chiedono spiazzati (e terrorizzati) i 420 parlamentari del Pdl che rischiano la rottamazione immediata. I più esposti, a questo punto, non resistono più e rifilano alla Santanché una carrellata di insulti. E mica le imprecazioni dal basso contro il potere sordo della casta, come quelle di Grillo o del Bossi della prima ora. Da due giorni si assiste allo sputo in faccia tra pari, tra gente che fino a ieri brindava sul ponte di comando del Pdl e ora si contende la scialuppa sul Titanic del centrodestra.

Daniela sotto tiro: “Connetta cervello e lingua”
Al Sole24Ore Giorgia Meloni chiede un colpo di coda nel Pdl ma tradisce il fastidio verso quello di petto che porta la Santanchè più avanti di tutte: “Il problema che lei pone (del ricambio, ndr) è corretto e interessante, ma lei stessa ne è parte, specie quando dice di voler rottamare il centrodestra per fare un partito di plastica nuovo”. Idem Maurizio Gasparri: “Più politica e meno plastica”. E ancora “le amazzoni della Santanchè sono una cretinata”, sbotta La Russa. “Connetta cervello e lingua prima di parlare. E’ una che non ha mai consumato le suole delle scarpe per prendere un voto per il Pdl”, attacca Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati Pdl. Da segnalare alcuni commenti lasciati sulla pagina facebook dell’interessata dagli elettori del fu Pdl: “Messaggio da uno di destra – scrive Patrizio – Invece di dire stronzate in tv, fatti una scopata ogni tanto che ti fa bene al cervello. Forza Msi”. Antonio la pensa al contrario: “Gran donna, grande politica, profilo da grande statista”. Risponde Giuseppe: “Grande statista? Ma non è la stessa che accusava Berlusconi di vedere le donne solo orizzontali quella che ora si mette a novanta?”.

Il segretario: “Il Pdl non si ispira a Le Pen”
Infine Alfano. Alfano non ha usato la parola fascista (mancava solo quello), ma il ritratto è a lucido: “Il Pdl non è un partito che si ispira a Marine Le Pen, non è di estrema destra, non è contro l’euro”, ha scandito due giorni fa stampando una foto segnaletica a Daniela e facendo capire che ha in testa il rilancio del Pdl attuale, non la sua sepoltura. Se non si fosse capita l’antifona (e se ancora vale qualcosa il principale demiurgo del Berlusconi “istituzionale”, passate il termine) ieri ha parlato perfino l’icona dell’understatement, Gianni Letta: “Vi sembro un uomo da rottamare?: ha chiesto retoricamente durante “Innovacamp”, nell’aula magna dell’Ateneo Lateranense, “l’università del Papa”. La risposta, peraltro, è stata un applauso. “Parlando con i giovani che hanno organizzato questo importante confronto sull’Innovazione – ha detto Letta – ho riferito questa battuta che ho fatto già un secolo fa, quando anch’io ero giovane”.

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