Tante volte incontro persone che mi chiedono: ma io che cosa posso fare? Come si fa a cambiare questa situazione così compromessa? Nella domanda c’è a volte anche la risposta: noi non possiamo fare niente  se non votare e indignarci. Un atteggiamento che comporta conseguenze limitate, non coinvolge altri e non consente se non in modo molto indiretto a determinare una situazione o a favorire un cambiamento. Invece no. Sono molte le cose che si possono fare e in tanti ci stanno provando.

Sono andato a Cagliari e a Fordongianus per partecipare a una serie di incontri organizzati dalla associazione Liberos ideata da Michela Murgia e altri amici per ricostituire in Sardegna un tessuto sociale e politico all’insegna della cultura e dei libri. Come dire: mentre il governo continua a tagliare fondi alla scuola e al ministero della cultura, noi ci diamo da fare da soli e proviamo a investire energie e soldi là dove le istituzioni disinvestono sapendo bene che la partita si gioca sulla cultura, soprattutto in un paese come il nostro: finita la crisi, i paesi che riusciranno a ripartire più velocemente avranno investito in ricerca e istruzione. Noi invece andiamo indietro anche come numero di lettori. E allora ecco l’iniziativa di Liberos che coinvolge bibliotecari, associazioni culturali, librerie, comuni, semplici lettori, case editrici, scuole, tutti impegnati a non lasciare soli i libri e a farli circolare creando occasioni di incontri e di confronto. Bisogna partire  dal locale, dal più piccolo per trasmettere un messaggio positivo e coinvolgente.

Un altro esempio viene dalle Tedx di Reggio Emilia (20 ottobre) a cura di Riccardo Staglianò. Le persone selezionate raccontano in diciotto minuti quello che hanno provato a fare contro la crisi: per esempio Laura Gioia, una ragazza giovanissima, con altri amici di Napoli ha preso scopa e zappa e avviato la pulizia delle strade piantando fiori e piante là dove nessuno ce li aveva messi. Persino giù giù nella scala sociale ci si può organizzare: prendete Wainer Molteni, barbone, che ha provato a raccogliere  i suoi compagni e a reagire attrezzandosi per dare da magiare a tutti e ritrovare la dignità. O gli operai che hanno rilevato la fabbrica che stava chiudendo, o il giovane emiliano che con la famiglia prova a rilanciare l’azienda distrutta dal terremoto invitando sulla rete a comprare le forme di parmigiano danneggiate, o ancora il sindaco di Capannori che dimostra che una città può essere davvero governata dalla gente.

Non sono eroi, ma cittadini attivi che se ne fregano dei politici e di quello che dice il tg delle 20. Loro fanno. Qualcuno li seguirà, speriamo in tanti.

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