Dimmi come ti chiami e ti dirò da dove vieni. La storia dei cognomi può raccontare come nei secoli gli italiani si sono spostati lungo lo stivale. I flussi migratori declinati secondo la distribuzione geografica dei nomi che ogni migrante porta con sé, insieme alle speranze di una vita migliore. Questa la chiave di lettura di uno studio, pubblicato sulla rivista americana “Human Biology”, a opera di un team di ricercatori italo-francese, che comprende il gruppo di Alessio Boattini dell’Istituto di biologia dell’Università di Bologna e quello di Gianna Zei dell’Istituto di genetica molecolare di Pavia, coordinati da Franz Manni del Muséum national d’Histoire naturelle di Parigi. E così si scopre che nel Lazio, Toscana e Liguria sono poco meno di un terzo della popolazione è autoctono, Bolzano, Cagliari e Trento risultano le città meno permeabili ai fenomeni migratori, rispetto ai grandi centri Roma, Milano, Torino. 

Gli esperti studiano da tempo i tratti linguistici comuni agli abitanti di un determinato territorio, ma grazie ai progressi della genetica è adesso possibile approfondire la genealogia e la struttura di popolazioni vecchie di centinaia di anni, spesso mascherate da fenomeni migratori, affiancando ad esempio lo studio dei cognomi all’analisi del Dna del cromosoma Y, che si trasmette per discendenza maschile.

Partendo dagli elenchi telefonici della popolazione italiana nel 1993, il gruppo di genetisti e antropologi ha analizzato più di 77.000 cognomi diversi, corrispondenti a circa 17 milioni e mezzo d’individui. È così riuscito, attraverso modelli matematici, l’analisi di database e delle variazioni genetiche, a ricostruire per quasi 50.000 di essi l’origine geografica, fino a individuare dove vivevano i loro antenati maschi cinque secoli fa, intorno alla metà del 1500. Quando, cioè, in seguito al Concilio di Trento, divenne obbligatorio per ogni parrocchia registrare le nascite. Incrociando poi questi dati con le statistiche relative all’attuale distribuzione della popolazione nel Belpaese, gli antropologi sono riusciti a realizzare una sorta di mappa geografica della migrazione dei cognomi che, provincia per provincia, mostra com’è mutato il rapporto tra migranti e abitanti locali nel corso degli anni. “Abbiamo scoperto che la percentuale delle persone che vivono nelle stesse aree in cui i loro cognomi iniziarono ad essere adoperati secoli fa, nel tardo Medioevo e nel Rinascimento, è estremamente variabile, con cifre che, a seconda della provincia, oscillano all’incirca dal 23 al 78 per cento”, si legge nello studio. “A testimonianza del fatto che – sottolineano gli esperti – le identità regionali raramente corrispondono a quelle autoctone”.  

Quattro le macroaree individuate in base alla intensità dei flussi migratori. Dai risultati emerge come, ad esempio, alcune regioni cui spesso viene associata una forte identità culturale, quali il Lazio, la Toscana e la Liguria, siano, in realtà, popolate da cognomi provenienti da tutt’altre zone, spesso dal meridione d’Italia. “In questi territori solo il 28 per cento degli abitanti risulta autoctono, segno del loro ruolo di passaggio, di corridoio di forti flussi migratori”. Com’era prevedibile, le regioni del Sud sono quelle che nei secoli hanno conosciuto di meno il fenomeno dell’immigrazione, con gli abitanti più propensi a lasciare le province meridionali che a venirci a vivere. Il primato di provincia da cui si tende più spesso a emigrare, almeno in relazione agli elenchi dei primi anni 90, spetta a Lecce. Tre grandi città, Roma, Milano e Torino rappresentano, invece, i maggiori centri attrattori della penisola. Tuttavia, secondo lo studio, proprio le metropoli, grazie alle numerose opportunità che offrono, sono riuscite nel tempo, nonostante il continuo afflusso di nuovi abitanti, a conservare un nucleo piuttosto stabile di cognomi, per così dire, indigeni. Chiudono questa particolare mappa le realtà che, a differenza del resto del paese, risultano piuttosto stabili e isolate, come Bolzano, Cagliari e Trento, perché poco interessate sia da fenomeni d’immigrazione che di fughe in massa di abitanti in cerca di miglior fortuna. 

MANI PULITE 25 ANNI DOPO

di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ Acquista
Articolo Precedente

L’Agenzia del Farmaco vieta l’Avastin, rimedio contro la cecità

next
Articolo Successivo

Cancri dei militari e vaccini

next