Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble è un controllore mancato. Uno di quelli sadici, che sbuca dal nulla, ti chiede il biglietto e poi lo osserva in controluce per vedere se la macchietta di inchiostro all’estremità si può veramente chiamare “timbro”. E non è il caso di protestare perché l’obliteratrice non funzionava bene: se non c’era abbastanza inchiostro bisognava segnalarlo senza indugio al capotreno. Quindi non c’è verso: si paga la multa o si scende alla stazione successiva.

Questa settimana Schäuble ha parlato chiaro. Vuole introdurre la figura del “Kontrolletti” europeo. Prendere Olli Rehn, commissario europeo per gli affari economici e monetari e addestrarlo a dovere per farlo diventare un cane da trifola dei bilanci di tutti i paesi della zona euro. “Dobbiamo fare grossi passi avanti”, ha detto il ministro alla fine del suo viaggio in Asia. Per prima cosa bisogna però modificare i contratti europei in modo che Rehn, e chi verrà dopo lui, possa mettere il becco sui budget approvati dai parlamenti con il diritto di respingerli esigendo miglioramenti. Per questo Schäuble pensa a una Convenzione Europea, con i delegati dei governi e dei parlamenti a decidere sui dettagli della proposta. Niente di nuovo, in realtà. E’ un’idea che circola da tempo a Bruxelles. Ora però il ministro delle finanze di Angela Merkel vuole spingere sull’acceleratore, pur sapendo bene che una nuova Convenzione ha bisogno di tempo, molto tempo, forse troppo se si pensa alle emergenze dell’Eurozona. Solo che Wolfgang non riesce a tenere a bada la sua innata vocazione al controllo. In realtà – scriveva mercoledì il Financial Times Deutschland – quello che interessa al Finanzminister è il controllo dei paesi peccatori del sud Europa. Difficilmente sarebbe pronto a consegnare a Olli Rehn i numeri del bilancio tedesco aspettando le correzioni.

Guarda caso proprio sui numeri, in particolare quelli del debito pubblico, si sarebbe formata a Bruxelles un’inedita coalizione formata da Germania, Francia, Italia e Portogallo. L’ha scritto il 7 ottobre Die Welt, che parla di un fronte comune tra i PIGS e l’asse franco-tedesco per ostacolare le riforme sulla trasparenza del debito, che richiederebbero di trasmettere un maggior numero di dati all’Eurostat, l’istituto di statistica europeo. La Commissione Europea vorrebbe che fossero trasmessi non solo i numeri sugli eventuali debiti delle società pubbliche, ma anche quelli sulle garanzie offerte dagli stati a livello nazionale, regionale e comunale e una stima degli obblighi pensionistici futuri dei vari paesi. Soprattutto su quest’ultima richiesta i delegati del governo tedesco a Bruxelles, alleati con gli italiani, i portoghesi e i francesi, starebbero facendo muro. “Stiamo parlando di migliaia di miliardi che, almeno in parte, cominceranno a pesare sui bilanci pubblici solo tra 80 anni. Un utilizzo serio di questi dati non è possibile”, ha dichiarato a Die Welt un delegato tedesco. Dal punto di vista delle statistiche può anche essere vero ma – sottolineano i verdi tedeschi nel parlamento europeo – è ormai necessario superare una valutazione puramente statistica dei debiti e iniziare a considerare i rischi collegati alle possibili conseguenze di oneri futuri. Per dirla con parole semplici: oggi le statistiche sul debito premiano la Germania, ma le cose per il paese con la popolazione più vecchia e il tasso di natalità più basso in Europa potrebbero presto cambiare. Il governo tedesco ha sicuramente fatto i suoi calcoli e aggiornato le previsioni, ma non vuole passare i dati all’Eurostat. I controllori, si sa, sono sempre i più restii ad essere controllati.

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