L’alta finanza ha fatto quadrato attorno a Carlo Buora e Riccardo Ruggiero. I due ex dirigenti di Telecom Italia hanno superato indenni l’assemblea straordinaria dei soci che ha votato a favore delle offerte di transazione presentate (1,5 milioni da parte di Ruggiero e 1 milione da parte di Buora) per evitare di finire oggetto di un’azione di responsabilità. Il 48,7% del capitale (pari al 99,2% degli azionisti presenti in assemblea) ha votato a favore per la soluzione Buora e il 48,5% per Ruggiero (98,8% dei presenti). Solamente lo 0,4% e lo 0,5% del capitale ha votato contro la proposta, optando dunque per l’azione di responsabilità.

A nulla sono valse le proteste dei piccoli azionisti, che in mattinata avevano anche chiamato in causa la Procura di Milano. Telecom Italia ha così incassato complessivamente 2,5 milioni di euro, a fronte degli oltre 66 milioni spesi dall’azienda in avvocati e consulenze per far fronte allo scandalo delle sim false e del dossieraggio messo in piede sotto la gestione Buora-Ruggiero negli anni della presidenza di Marco Tronchetti Provera. Una cifra a cui si bisogna aggiungere gli oltre 30 milioni incassati come bonus e incentivi dai due ex amministratori.

L’attuale numero uno del gruppo, Franco Bernabè, consapevole dell’appoggio che gli avrebbero garantito i grandi azionisti Intesa, Mediobanca, Generali e Telefonica riuniti in Telco, non si è limitato a vincere ma ha voluto stravincere. “Alcuni azionisti hanno detto che l’assemblea di oggi è storica – si è arrischiato a dire – hanno ragione: un’assemblea del genere per proporre agli azionisti una transazione in merito al comportamento dei precedenti amministratori ha pochissimi precedenti nella storia societaria italiana”.

Secondo Bernabè, poi, “il risultato di un’eventuale azione resta sommamente incerto nel quando e nel quanto mentre sono sicuri gli effetti negativi, a livello di costi da sostenere e ulteriore esposizione mediatica. Non è casuale che le azioni di responsabilità siano tutt’altro che numerose in Italia” Peccato però che l’assemblea si sia tenuta contro la sua volontà e solo grazie alla tenacia di alcuni piccoli azionisti capitanati dall’Asati. Bernabè ha poi (auto)lodato il “livello di trasparenza” della società, anche se le informazioni dettagliate sul conto finale di tutta la vicenda sono state messe in ordine e pubblicate solo 17 ore prima del via dell’assemblea e soltanto su richiesta della Consob.

In merito all’attività di spionaggio della security di Telecom che all’epoca degli scandali oggetto della transazione era guidata da Giuliano Tavaroli, Bernabè ha poi tenuto a dichiarare che: “C’è un dossier anche su Franco Bernabè, ma io non ho avuto alcun disturbo psicologico e non chiedo danni a Telecom Italia”. Adesso però la palla passa ai giudici. La Procura di Milano ha appena iscritto l’ex presidente di Telecom, Tronchetti Provera, nel registro degli indagati per ricettazione per l’attività di dossieraggio nel filone brasiliano dell’inchiesta. Sempre la Procura di Milano nel giugno scorso aveva già chiesto il rinvio a giudizio per Telecom Italia (per la legge 231 sulla responsabilità degli enti), per l’ex amministratore delegato, Ruggiero, l’ex direttore operativo Massimo Castelli e l’ex responsabile marketing Luca Luciani (anche ex ad di Tim Brasil).

Nota: Con sentenza 27 novembre 2013, il GIP di Roma ha prosciolto il Dott. Riccardo Ruggiero perché il fatto non sussiste, sentenza confermata dalla Corte di cassazione in data 6 maggio 2014

Aggiornato da Redazione Web il 24-11-15

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