“Una sessualità sicura esprime un progetto di donna che ama e sa farsi amare nel modo giusto in un rapporto di coppia paritario perché basato su scelte condivise”. Lo sostiene Rossella Nappi, ginecologa, endocrinologa e sessuologa, docente all’Università di Pavia. Ma c’è ancora tanta strada da fare perché le giovani donne, e in generale gli adolescenti, abbiano rapporti sessuali protetti, non esponendo loro stesse e il partner al rischio di gravidanze indesiderate e di malattie sessualmente trasmissibili. I dati a riguardo parlano chiaro.

Secondo un’indagine Eurisko, condotta tra le giovani dai 18 ai 26 anni, 45 ragazze su 100 dichiarano di non usare alcun contraccettivo, nonostante abbiano una vita sessuale attiva. Ventitre su 100 hanno fatto ricorso alla pillola del giorno dopo e 11 su 100 hanno alle spalle una gravidanza indesiderata. E le cose non vanno certo meglio tra coloro che pensano di essere al sicuro perché adottano un anticoncezionale efficace come la pillola: 1 su 4, infatti, dichiara di averla dimenticata almeno una volta nell’ultimo mese. Ed ecco che il suo cattivo utilizzo ne compromette l’efficacia.

Anche secondo la Società italiana di ginecologia e ostetricia, i teenager italiani sono bocciati all’esame del sesso sicuro. Da un sondaggio, realizzato nell’ambito del progetto ‘Scegli tu’, è emerso che oltre la metà degli adolescenti, infatti, ignora le regole basilari della sessualità consapevole: il 51% ritiene la doppia protezione (pillola e preservativo) inutile, o addirittura di ostacolo al rapporto. Il 71% si crede al riparo dalle malattie sessualmente trasmissibili perché si fida del partner, il 28% adotta meno precauzioni dopo la “prima volta”, il 54% si affida alla contraccezione di emergenza e il 59% al coito interrotto.

È dedicata a loro, dunque, la campagna ‘Pillola senza Pillola’, partita lunedì 14 ottobre, che porta le informazioni sui metodi contraccettivi attualmente disponibili direttamente ai ragazzi, nelle università italiane. Gli stand di ‘Pillola senza pillola’, dove sarà distribuito materiale informativo e sarà presente un ginecologo per colmare il gap informativo e sfatare alcuni miti sulla contraccezione, saranno allestiti all’Università di Salerno, Firenze, al Politecnico di Torino (da mercoledì 17 ottobre anche all’ateneo piemontese), per poi arrivare a Cassino (il 18 ottobre), Bari (il 22 all’Università e il 24 al Politecnico), Roma (il 22 a Tor Vergata e il 24 alla Sapienza), Milano (il 22 alla Bicocca e il 24 al Politecnico) e Palermo (il 22).

“L’obiettivo – spiega la professoressa Nappi che, insieme alla ginecologa Novella Russo, è la responsabile scientifica dell’iniziativa promossa da MSD Italia – è quello di ‘sfruttare’ la capacità del passaparola di questa generazione. Educando e informando correttamente un ragazzo o una ragazza, sappiamo che automaticamente si formerà una rete di ‘buone informazioni’. Al momento, il passaparola è purtroppo ricco di tanta disinformazione”. “Del resto – continua – pillola del giorno dopo, maternità indesiderate e interruzioni di gravidanza sono una sconfitta per una società che vuole educare i propri ragazzi a una sessualità consapevole”.

Secondo la sessuologa, dietro al mancato utilizzo di metodi contraccettivi da parte delle giovani donne ci sono fondamentalmente due motivazioni: la non conoscenza della contraccezione e la paura che hanno nei confronti di quella ormonale. “Ma, anche in questo caso, c’entra la disinformazione. Le ragazze oggi desiderano un contraccettivo che sia sicuro, ben tollerato e senza effetti indesiderati anche sul piano estetico. Temono la cellulite e la ritenzione idrica, e hanno paura di ingrassare. E vogliono un contraccettivo che non le costringa a doverci pensare tutti i giorni. Ma i nuovi contraccettivi ormonali uniscono all’efficacia, la praticità di un’assunzione non giornaliera. L’anello vaginale, per esempio, a fronte di un basso dosaggio ormonale, le libera dall’appuntamento quotidiano, ha infatti un’efficacia contraccettiva a prova di dimenticanza e anche di disturbi gastrointestinali, e può essere rimosso in qualsiasi momento. Può rappresentare, dunque, il loro contraccettivo ideale. Ma non lo conoscono”.

La campagna, allora, vuole sensibilizzare e promuovere, anche attraverso il sito www.lapillolasenzapillola.it, stili di vita corretti, in campo riproduttivo e sessuale. Ricordando anche l’importanza di proteggersi dalle malattie a trasmissione sessuale. Perché, come sottolineava lo spot promosso nel 2008 dal Ministero della Salute nell’ambito della campagna di comunicazione contro l’Aids, “un piccolo gesto di responsabilità può evitare una malattia terribile”. Ed è il preservativo, il principale strumento di protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili.

Ma a tal proposito, la disinformazione in Italia continua a farla da padrona. “Sembra quasi un paradosso – fa notare Novella Russo – che a fronte di tante informazioni che i ragazzi e le ragazze possono trovare facilmente ci sia tanta disinformazione”. “Per questo, una corretta informazione sull’importanza della contraccezione è fondamentale, andrebbe fatta nelle scuole, anche nelle medie inferiori visto che si è abbassata l’età in cui i giovani hanno il primo rapporto sessuale” aggiunge Secondo Guaschino, docente di ostetricia e ginecologia all’Università di Trieste, che sottolinea la differenza tra il nostro Paese e quelli del nord Europa, dove ormai da tempo l’educazione sessuale è entrata nei programmi scolastici. “È importante, per esempio, che gli adolescenti capiscano che il preservativo è fondamentale per praticare il sesso in modo sicuro, perché proprio i più giovani (under 25) sono particolarmente vulnerabili alle malattie sessualmente trasmesse”. Contrastare l’ignoranza su tutto ciò che concerne l’attività sessuale allora è prioritario. “Durante i rapporti non ci si protegge e se lo si fa, lo si fa male – ribadisce il ginecologo, che coordina l’attività dell’ambulatorio per la contraccezione al Burlo Garofolo di Trieste – Per esempio, si usa il preservativo esclusivamente come contraccettivo, poco prima dell’eiaculazione, ma questo non evita il contagio. Una maggiore alfabetizzazione alla salute, dunque, è un intervento fondamentale di prevenzione”.

Articolo Precedente

Cancro al seno, “40mila ammalate all’anno: una donna su otto è a rischio”

next
Articolo Successivo

Sanità, “bollino rosa” per 224 ospedali: 48 sono al top nella cura delle donne

next