Dopo la bufera provocata dall’arresto dell’assessore Zambetti sospettato di voto di scambio con la ‘ndrangheta, avanzano nuove candidature per la presidenza della Regione che Roberto Formigoni guida ininterrottamente dal 1995. Tra le fila del centrodestra l’europarlamentare ed ex sindaco di Milano Gabriele Albertini avanza l’ipotesi di una sua corsa al Pirellone. Mentre Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano per il quale la Procura di Monza ha chiesto il processo nell’ambito di un’inchiesta su un presunto giro di tangenti nelle aree ex Falck e Marelli, spiega che per ora non si dimetterà. ”Chi parla di imbarazzo – ha detto su Repubblica in risposta a Pisapia che lo aveva invitato a un passo indietro – forse lo fa per un equivoco: io non sono stato rinviato a giudizio, nei miei confronti al momento c’è una richiesta della procura che dovrà essere valutata da un giudice. Solo allora, se dovessi essere mandato a processo, mi dimetterò, e mi difenderò da privato cittadino, rinunciando alla prescrizione”.

Albertini, intervistato da Repubblica e dal Mattino, spiega di non credere all’ipotesi di elezioni anticipate in Regione che ritiene “un errore”, ma aggiunge: ”Uno che ha fatto il sindaco di Milano può tranquillamente ambire a fare il ministro o il presidente della Regione. E’ già capitato. Se alla scadenza, nel 2015 qualcuno titolato per farlo me lo proponesse, lo prenderei in considerazione”. Sottolinea poi di non credere “molto alla minaccia della Lega” perché “Maroni ha fatto il ministro dell’Interno ed è una persona pratica. Con questi sondaggi alla Lega non conviene il voto anticipato, ma serve a tenere calma la propria base”. Secondo l’esponente Pdl, la fine dell’era Formigoni “è nella natura delle cose” anche se, puntualizza, “mi sembra si facciano due pesi e due misure: in sette anni Nichi Vendola ha avuto due assessori arrestati e lui stesso è indagato, ha sul tavolo la patata bollente dell’Ilva e in più ha un bilancio ridotto male, ma malgrado tutto corre per la leadership della sinistra”. Per Albertini, infine, “esiste un problema di selezione. Sono stato favorevole al sistema delle preferenze , ma quando ho avuto davanti i casi Fiorito e Zambetti allora mi sono ricreduto: meglio i collegi uninominali piccoli”.

Tra le fila del centrosinistra, Filippo Penati dalle colonne di Repubblica ribatte a Pisapia, che ieri lo aveva invitato a dimettersi dicendo che “il suo caso imbarazza tutto il centrosinistra”, e spiega che per ora non farà alcun passo indietro. ”Chi parla di imbarazzo – dice- forse lo fa per un equivoco: io non sono stato rinviato a giudizio, nei miei confronti al momento c’è una richiesta della procura che dovrà essere valutata da un giudice. Solo allora, se dovessi essere mandato a processo, mi dimetterò, e mi difenderò da privato cittadino, rinunciando alla prescrizione”. Ricorda di avere “lasciato tutti gli incarichi nel partito” e di essere “stato cancellato dall’anagrafe del Pd”. “In 28 mesi di indagini non è saltato fuori un solo conto corrente estero intestato a me o ai miei familiari, non ho usato soldi pubblici né per comprare Suv nè per pagare vacanze nei resort”, sottolinea il consigliere lombardo, secondo cui “questo consiglio regionale deve essere sciolto. La questione è politica, non solo giudiziaria”.

Tra i possibili candidati di centrosinistra si fa strada l’ipotesi di Bruno Tabacci, assessore al Bilancio della giunta Pisapia e già presidente della Regione dal 1987 al 1989. ‘Non ho alcuna difficoltà a dire che potrei non candidarmi al Parlamento – dice a La Stampa -. Questi mesi a Palazzo Marino mi hanno fatto reinnamorare della gestione amministrativa”. Tabacci si dice pronto a darsi da fare per per costruire “un’alternativa di ‘sinistra-centro'” in Lombardia. “Questa storia sta portando la Lombardia a un grado di scadimento senza precedenti. Gli ultimi cinque anni sono stati raccapriccianti: la sanità, le bonifiche ambientali, le fiere. Mancava soltanto un’accusa così infamante come quella del commercio di voti”, osserva l’assessore, secondo cui “c’è stato un potere eccessivo senza contrappesi, accentuato dal fatto che il presidenzialismo all’italiana ha dimostrato di non avere gli anticorpi adatti”. Per Tabacci, “l’alternativa si può creare, però non ci si può limitare al centrosinistra così come emerge dalle sigle che sono in campo oggi”. Il modello Pisapia, afferma, è esportabile a livello regionale, “a patto di costruire una lista civica lombarda, alleata del Pd, che raccolga le forze centriste che in passato hanno ceduto alle lusinghe di Berlusconi, i sindaci delle liste civiche, la società civile”.

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