Il blitz è iniziato alle 5.30 del mattino. Le forze dell’ordine si sono disposte sia all’interno che a presidio dei vari ingressi. Le operazioni sono state coordinate dal questore Pasquale De Lorenzo e dal vicequestore aggiunto Alberto Mannelli. La fase di spostamento è stata avviata con la partecipazione di un folto Gruppo Interforze: Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di finanza, vigili urbani. L’intervento, disposto dal magistrato, è stato finalizzato al ripristino della legalità, sotto il profilo ordine-sicurezza”. Se potessi proporre un quiz, a questo punto chiederei ai lettori di provare a identificare la vasta operazione di polizia descritta in queste righe (la fonte è Inter Napoli, quotidiano di informazione on line, il luogo è Giugliano). Camorra? Stupefacenti? Covo finalmente scoperto di boss che controllano la vita e la morte del grosso borgo alle porte di Napoli? Sono costretto a deludere i lettori. Questa che ho trascritto è la cronaca dello sgombero di un campo nomadi.

“Trattati come bestie”, ha detto al giornale che ho citato padre Zanotelli, uno dei pochi preti che si occupa ancora dei poveri. Come nel più profondo medioevo, distruggi tutto, dai fuoco a quel poco che hanno e li spingi via, nel buio. Il resto non riguarda la Repubblica italiana. Questo non lo hanno deciso le Interforze di polizia o i giudici. Questo è il vuoto profondo della politica. S’intende che gli scacciati da una così imponente operazione di polizia cercano un altro posto e si accampano di nuovo. Tempo mesi o settimane e la storia (la brutta storia) si ripete in tutta la sua assurda crudeltà. Perché la racconto in questi giorni, mentre tutti sono occupati e allarmati per la corruzione, che travolge anche la falange di Mani Pulite, e si occupano di Renzi o di Grillo che – in due modi molto diversi – promettono piazza pulita? Lo faccio per condividere con i lettori una mia ossessione: c’è una relazione stretta, un rapporto causa-effetto, fra la violazione dei diritti civili e la corruzione. Cacciare persone disorientate, uomini che perdono il controllo delle famiglie, bambini terrorizzati, nella notte, usando per questo compito le migliori forze dell’ordine di cui il Paese dispone vuol dire: di questi esseri umani non mi importa niente. Ma basta allargare lo sguardo per rendersi conto di quanto sia vasto il campo dell’abbandono. I disabili in Italia sono, credo, i più abbandonati a se stessi o alle loro disperate famiglie, di tutti i Paesi democratici. Bloccati nella gabbia di piccolissime cifre di pensione o “accompagnamento”, tra abitazioni senza ascensore e scuole senza insegnanti di sostegno, quando osano uscire per una dimostrazione provocano prontamente pensieri (detti e non detti) come “ma cosa vogliono ancora?” come se fossero attori che poi si alzano e vanno a casa.

Ma tutto ciò si può raccontare anche per i bambini, a cui vengono date scuole fisicamente pericolose e insegnanti allo sbando, sempre fuori ruolo e fuori concorso anche quando sono primi nelle classifiche. E non è un caso che questa Repubblica italiana che tante volte ama celebrare con commozione se stessa come la casa di tutti i diritti, non abbia (e non voglia avere, a giudicare dai lavori parlamentari) una legge sulla tortura, in una Repubblica in cui può essere pericoloso (a volte un pericolo mortale) trovarsi, indifesi e da soli, in certe stanze di Stato, con personale di Stato che non deve rendere conto. La frase che volevo dire e che spero non vi sembri insensata è questa: la corruzione è più grande, più disinvolta e diffusa dove i diritti umani e civili delle persone sono più bassi o sono facilmente violati senza correre rischi. La persuasione sembra essere: se non mi importa dei diritti dei cittadini e posso fare su di loro e contro di loro quello che voglio, perché dovrei preoccuparmi dei loro soldi? Ogni tanto qualcuno viene colto sul fatto, o perché intento a una corruzione eccessiva o perché si è abbandonato con troppa foga a un pestaggio che è costato una vita. Ma il più delle volte la vicenda, per quanto grave, si perde nei lunghi corridoi dei fascicoli e delle istruttorie perenni.

Ecco perché non riesco ad appassionarmi alla pura e semplice austerità di classe (deve dare di più chi non ha molto da dare) quando questo governo dice: “D’ora in poi avremo città più buie per risparmiare sul conto della luce”. Si immagina che le città tristi saranno più virtuose, non si sa bene in base a quale esperienza. Ma non mi appassiono neppure per i vendicatores che attraversano la pianura al galoppo (o in Jet privato) brandendo dati generazionali terribili e promettendo giovinezza (il fascismo era giovanissimo ma non un paradiso terrestre). E non mi appassionano persone in gran forma che attraversano a nuoto mezzo mare, promettendo che tutto sarà d’ora in poi controllato con trasparenza assoluta, in tempo reale, per opera di una umanità nuova, e offrono, come garanzia, la loro spettacolosa nuotata. Per coloro che non ce la fanno a intrupparsi nella generazione giovane, o ad attraversare almeno tre chilometri di mare a nuoto con mezzi propri (mettiamo: esodati, precari, senza lavoro, licenziati e licenziandi, ex protagonisti dalla Fabbrica Italia, docenti cacciati perché hanno vinto il concorso, bambini senza insegnanti di sostegno, immigrati, Rom, disabili e tanti cittadini lasciati soli a metà del guado) l’appello che chiama all’epoca nuova non contiene paragrafi particolari. Si immagina che risorgeranno con la nuova Italia pulita. Io dico che la nuova Italia pulita non risorgerà senza di loro.

Il Fatto Quotidiano, 14 ottobre 2012

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