Cultura

Nobel, Mo lancia l’appello: “Liberate Liu Xiaobo”. Ma molti lo criticano

Il vincitore del premio per la letteratura ricorda l'attivista in carcere, dopo una condanna a 11 anni per "sovversione". Per molti intellettuali cinesi lo scrittore è soprattutto un uomo vicino al Partito. "Non è indipendente, fa parte del sistema"

di RQuotidiano

Il Nobel per la letteratura Mo Yan ha lanciato un appello per la liberazione del premio Nobel per la pace 2010: “Liberatelo il prima possibile”. Un ricordo a Liu Xiaobo, attivista che è in carcere per una condanna del 2009 a 11 anni per “sovversione”. Il motivo? Aveva scritto un testo a favore dell’instaurazione della democrazia in Cina.

Eppure la dichiarazione di Mo ha suscitato tiepide approvazioni tra gli intellettuali cinesi. Ieri, l’artista Ai Weiwei, ideatore dello stadio Olimpico di Pechino, e condannato qualche settimana fa a una multa di 1,8 milioni di euro per evasione fiscale, aveva definito il premio “inutile” a meno che “Mo non si fosse pronunciato per la scarcerazione di Liu Xiaobo”. “Mo Yan fa parte del sistema” aveva commentato il famoso dissidente, una tra le voci più scomode per il regime del Paese di Mezzo.

Ma in tanti alzano la propria voce, scegliendo di non navigare lo stretto corso all’interno delle zone di tolleranza del Partito. Secondo quanto riferisce il South China Morning Post, per il dissidente Wei Jingsheng, che vive ormai da anni in esilio negli Stati Uniti, si sarebbe trattato di una “mossa fatta esclusivamente per compiacere il governo di Pechino”. In Cina, ha affermato, ci sono moltissimi scrittori di talento. La Commissione per il Nobel avrebbe scelto “Mo Yan perché la sua elezione sarebbe stata più tollerata dal regime comunista”.“Questo premio – ha detto ancora Wei – non è veramente basato sulle sue capacità di scrittore ma ha altri scopi e per questo non è degno di nota”.

Wei Jingsheng, ex elettricista, coraggiosamente pubblicò un manifesto che inneggiava alla democrazia. Per questo fu incarcerato, e dopo 18 anni in prigione, vissuti in parte nel braccio della morte, nel 1997 gli fu concesso, grazie all’intervento dell’allora presidente Bill Clinton, di recarsi in esilio negli Stati Uniti, dove vive da allora.

Della stessa opinione altri intellettuali e dissidenti come Mo Zhixu, scrittore di Pechino, che ha sottolineato come Mo Yan “non abbia una personalità indipendente”, Yu Shicun, saggista e critico letterario, secondo cui il premio a Mo “non ha senso”. “Le sue opere – ha detto il saggista – sono state influenzate dalla letteratura latino-americana, non penso che abbia creato proprie cose originali. Noi intellettuali non lo vediamo come un innovatore della letteratura cinese”. 

Per molti Mo Yan è dunque soprattutto un uomo vicino al Partito. Vicepresidente dell’associazione di scrittori sostenuta dal governo di Pechino, Mo è stato anche criticato per aver abbandonato polemicamente la fiera del libro di Francoforte nel 2009 dopo aver saputo della presenza di alcuni dissidenti in esilio alla manifestazione e per aver al contrario partecipato a una commemorazione maoista nel giugno scorso.

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