Siete più interessati a quello che succede in rete, rispetto a quello che vi circonda? Andate nel panico se non avete una connessione con cui navigare? Forse siete affetti da “disordini psichiatrici legati all’abuso di internet”. Una vera e propria patologia che è stata ufficialmente inserita nel prossimo aggiornamento del manuale di diagnosi e cura delle malattie mentali, il “Diagnostic and statical Manual of Mental disorders”. La nuova edizione sarà disponibile solo a partire dal mese di maggio del prossimo anno e per la prima volta nella storia riconoscerà la dipendenza da internet come una vera e propria patologia. Il documento, redatto per la prima volta nel 1952 dall’American Psychiatric Association, ha ricevuto nella sua storia solo quattro corposi aggiornamenti di cui l’ultimo risale a 12 anni fa. Una situazione che getta ulteriore luce sulla scelta di inserire l’abuso della rete tra le patologie a cui si cerca di porre rimedio. Un fenomeno che, anche se in modo non-ufficiale fino ad oggi, è stato più volte riconosciuto e affrontato a partire dalla definizione dello Iad– Internet addiction disorder dello pischiatra americano Ivan Goldberg che risale al 1995.

Secondo la definizione sono sette i principali sintomi caratteristici di un disturbo legato all’utilizzo di internet: il bisogno di trascorrere tempo online per ottenere soddisfazioni personali, mancanza di interesse per la realtà, ansia e depressione nel caso in cui non si abbia accesso alla rete, l’impossibilità di smettere di tenere sotto controllo gli eventi del web, necessità di ricorrere alla rete con più frequenza rispetto alle solite abitudini, il passare molto tempo connessi e utilizzare internet nonostante evidenti problemi fisici, lavorativi e sociali. Fino a questo momento le principali patologie legate all’utilizzo smodato di internet erano spesso legate ad attività ben precise tra cui la pornografia online o il gioco d’azzardo. In questo caso invece ad essere considerato patologico può essere semplicemente un utilizzo spasmodico di tutta la rete e non solo di una certa categoria mirata. Nonostante questo vengono individuati 5 profili a seconda della dipendenza: cyber-sexual addiction (legato alla pornografia), net-compulsion (gioco d’azzardo e shopping), information overload (ricerca spasmodica di informazioni), cyber-relation addiction (abuso di social network) e computer addiction (utilizzo eccessivo di giochi online).

Il fenomeno non ha risparmiato anche l’Italia che ha visto il Policlinico Gemelli vero pioniere nella cura di questi disturbi. Nel novembre del 2009 il Centro di Consultazione psichiatrica diretto da Pietro Bria ha infatti aperto un ambulatorio per la cura delle patologie legate alla dipendenza da internet grazie alla collaborazione dell’associazione “La Promessa”. “L’utilizzo patologico di internet – aveva commentato lo psichiatra Federico Tonioni – provoca sintomi fisici molto simili a quelli manifestati da tossicomani in crisi di astinenza. Grazie a questo nuovo ambulatorio potremo garantire ai nostri pazienti di contenere quel malessere che per molti durante l’astinenza dal web si trasforma in ansia, depressione e paura di perdere il controllo di ciò che accade in internet, intervenendo nella struttura mentale sottostante alla dipendenza con curiosità e umiltà”. Un fenomeno che in modo particolare colpisce le nuove generazioni: stando ai dati del Gemelli quasi l’80% sono bambini e ragazzi tra 11 e 23 anni con una certa percentuale anche per gli over 30. Fenomeno quasi tipicamente maschile con percentuali che sfiorano il 90% e casi che evidenziano un uso delle rete fino a 18-20 ore consecutive. Dalla sua apertura, l’ambulatorio del Policlinico Gemelli ha assistito ad una vera e propria invasione con oltre 200 casi in meno di un anno e mezzo.

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