Sale la tensione tra Turchia e Siria: i caccia militari turchi hanno costretto un aereo di linea siriano ad atterrare ad Ankara, sospettato di trasportare armi destinate all’esercito siriano e in particolare componenti missilistiche. Una parte del carico è stata sequestrata, ma le autorità turche non hanno fornito i dettagli. Poche ore prima il capo di Stato maggiore turco aveva ammonito Damasco: in caso nuovi colpi di mortaio cadessero in territorio turco la risposta di Ankara sarà “violenta”. Da Bruxelles intanto, il ministro della Difesa americano, Leon Panetta, ha detto che un contingente di truppe Usa si trova da tempo in Giordania sia per cooperare alle “necessità umanitarie” legate al forte afflusso di rifugiati, sia per “monitorare i siti di stoccaggio di armi chimiche e batteriologiche” e prepararsi alla possibilità che il loro controllo sfugga al regime siriano.

Il volo bloccato dagli F16 turchi, 35 i passeggeri a bordo, proveniva da Mosca: sulla base di informazioni di intelligence, la Turchia ha ipotizzato celasse un carico di armi. Di fatto le autorità turche, sospettando che il velivolo trasportasse equipaggiamenti militari destinati alla Siria, hanno sequestrato parte del carico dell’aereo. Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha riferito che a bordo è stata trovata, “merce illegale che sarebbe dovuta essere segnalata”, in linea con le regole dell’aviazione civile. In precedenza era stata la rete tv locale Ntv a definire il carico sequestrato possibili componenti missilistiche. Poi, dopo diverse ore,  il volo è ripartito, ma nel timore di una rappresaglia di Damasco, le autorità di Ankara hanno imposto lo stop al passaggio sui cieli siriani dei voli turchi. Poco prima, il capo di stato maggiore dell’esercito turco, generale Necdet Ozel,aveva minacciato la Siria di rispondere “con più violenza”, se continueranno i colpi di mortaio oltre il confine. Anche se il quotidiano turco Cumuriyet ha sollevato il sospetto che almeno alcuni dei proiettili caduti nei giorni scorsi in territorio turco possano essere stati sparati non dalle forze governative ma dai ribelli, in un’area a ridosso della frontiera dove sono intensi i combattimenti tra i due schieramenti.

Sul piano diplomatico e militare, Damasco ha respinto oggi la richiesta di un cessate il fuoco unilaterale avanzata dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, mentre gli scontri tra forze lealiste e ribelli continuano ad infuriare nei sobborghi di Damasco, ad Aleppo e a Homs, sottoposta ad una massiccia offensiva governativa. Almeno 170 persone sono state uccise oggi in tutto il Paese, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). E tra le vittime figura un altro giornalista: Mohammad al Ashmar, cameraman della televisione statale Al Ikhabariya, che secondo l’emittente è stato ucciso dalle forze ribelli a Dayr az Zor, nel nord-est del Paese. Nel respingere l’appello di Ban Ki-moon per un cessate il fuoco, il portavoce del ministero degli Esteri siriano, Jihad Makdissi, ha affermato che per due volte il regime ha dichiarato una tregua, della quale i “gruppi terroristi” hanno approfittato per “intensificare la loro azione”. Da parte sua, il segretario generale dell’Onu ha anche condannato la serie di attentati dinamitardi avvenuti a Damasco negli ultimi mesi che hanno provocato molti morti e feriti, affermando che “nessuna causa può giustificare tali attacchi terroristici”.

Le forze governative continuano la loro offensiva, in particolare su Homs, per riconquistare quartieri in mano ai ribelli, soprattutto quello di Khaldiya, sottoposto anche oggi a intensi bombardamenti secondo gli oppositori. Combattimenti sono segnalati dall’Ondus anche nella provincia di Idlib per il controllo dell’autostrada che collega Aleppo a Damasco. In particolare a Khan Sheikhun e Maraat al Numan, conquistata ieri dai ribelli. Bombardamenti, secondo la stessa fonte, sono stati compiuti oggi dalle forze governative su diversi quartieri di Aleppo, dove combattimenti sono avvenuti nell’area di Salahuddin. Ancora bombe sono cadute oggi, secondo gli attivisti, su sobborghi e centri intorno a Damasco, in particolare Duma. Mentre una decina di corpi non identificati, sottolinea l’Ondus, sono stati trovati in un pozzo nella località di Daraya e scontri sono avvenuti tra ribelli e forze governative nel quartiere di Al Qabun.

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