La Corte Suprema del Canada ha cancellato l’obbligo, per le persone sieropositive, di rivelare sempre e in ogni caso il proprio stato a qualunque partner sessuale. Questo il risultato di due sentenze che riguardano persone affette da hiv (R. contro Mabior e R. contro D.C., del 5 ottobre 2012) del Tribunale supremo di Ottawa. La decisione della Corte allenta in parte la severissima legislazione canadese sul tema e stabilisce che “i sieropositivi con carica virale bassa e che adoperano il profilattico non pongono come regola generale una possibilità realistica di contagio al proprio partner sessuale”, come ha scritto il Giudice supremo Beverley McLachlin.

Il Tribunale ha inoltre ridotto la gravità del reato per chi non dichiara il proprio stato al partner e non rientra nei due fattori (carica virale bassa e uso del preservativo): queste persone sono ora passibili dell’accusa di “assalto sessuale”, che prevede fino a un massimo di dieci anni di reclusione. Dal 1998 fino alla sentenza di venerdì scorso, invece, i sieropositivi che non dichiaravano la loro condizione al partner erano accusabili di “assalto sessuale aggravato”, punibile con l’ergastolo.

L’aspetto più significativo della decisione della Corte è di avere collegato, nelle motivazioni della sentenza, il rilievo del reato ai progressi della ricerca scientifica ai quali il legislatore canadese dovrà adeguarsi. Dunque, qualora la scienza trovi il modo di isolare la contagiosità dei sieropositivi o individui un vaccino efficace contro l’hiv, potrà non rendere più punibile il fatto.

Le associazioni canadesi che si battono per difendere i diritti civili delle persone sieropositive si sono però dichiarate insoddisfatte della sentenza. “La Corte ha stabilito che essere sieropositivi è ancora, di per sé, un fattore di punibilità. Se si è sieropositivi con una carica virale non rilevabile alle macchine non esiste un rischio significativo di contagiare nessuno”, ha detto alla televisione canadese Isabel Grant, giurista della University of British Columbia. Sulla stessa linea il presidente della Canadian Hiv/Aids Legal Network, Richard Elliott: “Sappiamo dalla ricerca scientifica che se usi un profilattico oppure se hai una carica virale bassa, il rischio di trasmissione del virus è straordinariamente basso. La Corte ha invece stabilito che per non essere punibili occorrono tutte e due le circostanze, e in questo senso è un passo non all’altezza dei tempi scientifici”. Anche Jessica Whitbread, contagiata dieci anni fa dal fidanzato, ha espresso alla Cbc il suo sconcerto: “Dapprima la sentenza mi era parsa un passo avanti. Poi ho realizzato che mi espone ancora a essere criminalizzata sulla semplice base dell’accusa verbale di un mio eventuale ex partner vendicativo”. Secondo due studi svizzeri del 2008 pubblicati dall’immunologo svizzero Pietro Vernazza sul Bulletin of Swiss Medicine e su The Lancet, e approvati dalla Swiss Federal Commission for HIV/AIDS, i sieropositivi con carica virale non rilevabile nei precedenti sei mesi e privi di altre malattie sessuali non sono infettivi. 

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