Rimango dell’idea che il caso Sallusti, il dibattito che ne è seguito e l’impostazione data alla proposta di legge di riforma segue, come sempre in Italia, atteggiamenti e dichiarazioni surreali.

Il primo dato riguarda la assoluta confusione tra libertà di stampa e diffamazione quasi fossero intimamente correlate, un unicum da cui è difficile isolare il gene sano della informazione.

Che tutta la questione Sallusti non avesse nulla a che fare con l’informazione penso sia assodato, alla pari di un tizio che ti manganella e, una volta denunciato, pretende di spiegare al giudice che la sua era una libera espressione di opinioni (gestuale).

Poi c’è la ridicola questione carcere: ora in questa italietta pregna di rancori e rabbie, il fatto che quando si parla di pena, in automatico, si pensi solo al carcere non deve stupire più di tanto. Esistono pene sostitutive del carcere che potrebbero benissimo essere previste per i diffamatori, dilettanti o professionisti che siano. Sei mesi di pulizia strade, al bel Sallusti, lo renderebbero più simile ad una Naomi Campbell qualsiasi che espiò, in maniera analoga, la colpa di avere tirato in testa alla propria segretaria un portacenere, piuttosto che a una sorta di eroe moderno che in difesa della libertà di stampa finisce in carcere.

Invece la strada scelta, anche nella prossima riforma, come sempre, è quella della vil pecunia.

Ho denunciato un blogger, qualche mese or sono, reo a mio dire, di avere infangato il mio nome con palesi falsità. Non chiederò danaro ma un simbolico risarcimento di un euro. Mi è ampiamente sufficiente che si dica in sentenza, che quanto scritto dal blogger è falso. Penso infatti che, la dignità e l’onore o le biografie delle persone non siano monetizzabili e valutabili quasi fossero un maglione in cachemire o di lana grezza.

Lavori socialmente utili e riprovazione quotidiana da parte dei cittadini sarebbe, a mio parere, l’unica riforma possibile per punire i giornalisti che diffamano il prossimo unitamente a copia del dispositivo della sentenza da pubblicare in prima pagina.

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