Una situazione finanziaria disastrosa, aiuti di stato che non si sa se, come e quando arrivano, un presidente molto discusso e per giunta sotto processo, ricorrenti (e mai chiariti) sospetti di inconfessabili rapporti con esponenti politici, piccoli azionisti e sindacati sul piede di guerra e un azionista di riferimento con l’acqua alla gola che non vede l’ora di ridurre la propria partecipazione. Il Monte dei Paschi di Siena non si presenta nelle migliori condizioni all’appuntamento con l’assemblea straordinaria dei soci che si tiene oggi con all’ordine del giorno la delega al consiglio di amministrazione (cda) per un aumento di capitale fino a 1 miliardo di euro con l’esclusione del diritto di opzione e alcune modifiche allo statuto della banca fra cui quella che prevede di attribuire al cda, senza passare dall’assemblea, i poteri per la cessione di rami di azienda.

La Fondazione Mps, che a inizio settembre ha venduto un 1,41% dell’istituto di credito per 41,5 milioni e che spera che le quotazioni salgano per ridurre ulteriormente la sua quota oggi al 37,56% ha già fatto sapere di votare favorevolmente a tutti i punti dell’ordine del giorno. Non altrettanto farà l’associazione di piccoli azionisti Asati: “Le nuove deleghe operative che il presidente di Banca Mps (Alessandro Profumo, ndr) vuole farsi assegnare dall’assemblea, proprio mentre inizia il suo processo per il caso Brontos che lo vede rinviato a giudizio, sono inopportune, oltre che non discusse in nessuna sede”, si legge in una lettera aperta inviata al presidente della Fondazione, Gabriello Mancini.

Il procedimento giudiziario a cui Asati fa riferimento è quello che si è aperto la settimana scorsa e che vede Profumo accusato di evasione fiscale (assieme ad altri 19 dipendenti di Unicredit). Di concerto con l’inglese Barclays, l’istituto di Piazza Cordusio, allora guidata da Profumo, aveva messo in piedi un complesso sistema che le permetteva di far figurare alcune rendite finanziarie come dividendi e non come interessi sul debito, riuscendo così a pagare centinia di milioni in meno di tasse. Di recente, poi, la gestione Profumo (che ha lasciato Unicredit con una buonuscita da 40 milioni di euro) è finita nuovamente sotto processo per la vendita di prodotti derivati ad aziende che non ne avevano assolutamente bisogno e che hanno accusato pesantissime perdite proprio a causa della sottoscrizione di questi prodotti finanziari.

In un’altra missiva, inviata questa volta alla Consob, l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti “si sono chiesti se le modalità di richiesta di aumento di capitale avanzate da Profumo non celino il rischio che il management voglia scegliersi il proprio azionista di riferimento, quando in tutte le realtà societarie deve avvenire il contrario. Data la grande influenza nel mondo finanziario e bancario internazionale che una personalità come Alessandro Profumo ha, il rischio non può essere escluso”.

Fuori dall’assemblea odierna saranno presenti anche i sindacati per protestare contro gli esuberi, sulle cui modalità sono saltate le trattative con la banca. Secondo i rappresentanti dei lavoratori le esternalizzazioni sarebbero 1600 ma potrebbero salire a 2.360 in caso di mancato accordo e di utilizzo del Fondo di solidarietà totalmente a carico dei lavoratori. Mps intende inoltre chiudere 400 filiali, alcune delle quali avevano di recente subito un restyling. Piccoli azionisti di Azione Mps aderente al Coordinamento nazionale delle Associazioni di Piccoli Azionisti – Conapa criticano i vertici del gruppo e della Fondazione e preannunciano il voto contrario alle modifiche statutarie che saranno oggetto dell’assemblea.

Per l’associazione “la risposta del management e dell’azionista che lo ha espresso e lo sostiene non lascia spazio ad equivoci: per i prossimi 5 anni il Monte rifiuta il confronto assembleare, replicando in Assemblea l’atteggiamento tenuto con le rappresentanze dei lavoratori”. Gli esuberi sono la diretta conseguenza della disastrosa gestione degli anni passati, che ha avuto il culmine nella sconsiderata acquisizione di Antonveneta per 9 miliardi di euro da Santander, operazione finita di recente nel mirino dei giudici. Allora le redini del gruppo erano nelle mani dell’attuale presidente di Abi, Giuseppe Mussari. La più antica banca al mondo ha chiuso i primi sei mesi dell’anno con un rosso di 1,61 miliardi di euro e dopo aver beneficiato dei Tremonti-bond è ora costretta a far ricorso ai Monti-Bond. Si tratta di 3,4 miliardi, per i quali serve però il via libera di Bruxelles che è atteso entro la fine dell’anno.

Nel frattempo, per far fronte alla necessità di reperire capitali, Mps ha venduto alla Cr Asti per 203 milioni il 60,4% di Biver Banca. Per non farsi mancare proprio niente, quella che era la banca di riferimento della vivace economia toscana vanta fra i propri correntisti anche tale Silvio Berlusconi, che ha usato il conto presso Mps per aiutare le “Olgettine in difficoltà economica”.

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