E’ partita da Roma la campagna europea contro i ritardi nei pagamenti dei fornitori, una piaga che riguarda non solo l’Italia, ma tutta l’Unione. Ecco perché la Commissione europea, nella persona del vice presidente Antonio Tajani, responsabile per l’industria e l’imprenditoria, ha lanciato una serie di giornate d’informazione che nei prossimi tre mesi toccheranno tutti i Paesi membri, più la Croazia. L’obiettivo è far conoscere alle imprese e alla pubblica amministrazione i diritti e le sanzioni che prevede la direttiva 7 del 2011 sui ritardi nei pagamenti. “I ritardi di pagamento – si legge nell’introduzione della direttiva – costituiscono una violazione contrattuale resa finanziariamente attraente per i debitori nella maggior parte degli Stati membri dai bassi livelli dei tassi degli interessi di mora applicati o dalla loro assenza e/o dalla lentezza delle procedure di recupero. È necessario un passaggio deciso verso una cultura dei pagamenti rapidi”.

Nonostante l’attuazione della direttiva 35 del 2000, infatti, il problema esiste non solo in Italia, ma in tutta Europa, dove i più grandi debitori sono gli Stati, che devono alle imprese decine di miliardi di euro sottratti all’economia reale. In Italia questa cifra ammonta a circa 70 miliardi di euro. Un terzo dei fallimenti in Europa, poi, è da attribuire ai ritardi dei pagamenti da parte degli Stati. Lo ha calcolato la Commissione europea, che in un comunicato fa sapere: “Se è legittimo per gli Stati imporre una riscossione tempestiva dei tributi, specie in tempi di austerità, è altrettanto doveroso, anche moralmente, che le amministrazioni pubbliche paghino i debiti alla scadenza, evitando la chiusura di aziende sane e la perdita di occupazione”.

Per questo nel 2011 l’Unione ha emanato una direttiva – che, grazie allo Statuto delle Imprese, in Italia dovrà essere recepita entro novembre 2012 anziché marzo 2013 – che all’articolo 2 prevede almeno un 8 per cento di interessi di mora per tutti i pagamenti effettuati dalla pubblica amministrazione oltre i 30 giorni “dalla fattura o dalla richiesta equivalente di pagamento”. Una previsione ottimistica nel nostro Paese, che vanta il pessimo primato di 180 giorni di tempo impiegato dalla pubblica amministrazione per pagare le imprese, con record di 800 giorni nella sanità, un settore in crisi in tutta Europa, come sottolinea la stessa direttiva.

Meglio di noi persino Grecia, Spagna e Portogallo, rispettivamente con 174, 160 e 139 giorni di media di ritardo. Anche Oltralpe la piaga dei ritardi si fa sentire: in Francia la media è di 65 giorni, in Germania di 36 e in Finlandia “solo” di 24. Lo dicono i dati dell’European Payment Index, che ogni anno calcola i comportamenti di pagamento in 25 Paesi europei, scandagliando migliaia di ditte. Il risultato? Il 57 per cento delle aziende europee nel 2012 ha ammesso di avere problemi di liquidità a causa dei ritardi nei pagamenti. E, rispetto all’anno precedente, questo valore è salito del 10 per cento.

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