“Sono sempre stato e continuerò a essere un portoricano orgoglioso. Sono sempre stato e continuerò a essere un omosessuale orgoglioso. Non voglio nascondere la mia identità: voglio che le persone mi vedano per quello che sono”. Così ieri sera, in un lungo comunicato stampa, Orlando Cruz ha fatto coming out, diventando il primo pugile in piena attività a rivendicare il proprio orientamento sessuale. “Combatto da più di ventiquattro anni e, mentre la mia carriera è ancora in ascesa, voglio essere onesto con me stesso”, ha continuato il pugile. Una scelta che ha incontrato i favori della comunità lgbt, che si è sempre lamentata della tendenza degli sportivi a ‘uscire allo scoperto’ solo alla fine della carriera, quando le loro dichiarazioni non rischiano più di compromettere non tanto l’attività agonistica ma piuttosto l’indotto emotivo ed economico che essa genera.

Se l’unico precedente nel mondo della boxe è quello di Emile Griffith, campione mondiale dei pesi welter e medi, che rivelò la sua bisessualità a Sport Illustrated diversi anni dopo aver appeso i guantoni al chiodo, Orlando Cruz, peso piuma di 31 anni, è invece nel pieno della sua carriera: numero 4 della classifica WBO, negli ultimi 2 anni può vantare 18 vittorie, due sconfitte e un pari. E il 19 ottobre combatterà per la cintura di campione WBO NABO contro Jorge Pazos a Kissimmee, in Florida. Proprio Emile Griffith è famoso per un tragico episodio. Il 24 marzo del 1962 nella sfida mondiale contro il cubano Benny Paret si accanì pesantemente sull’avversario, che prima dell’incontro lo aveva provocato con dichiarazioni omofobe. Paret quel giorno finì al tappeto in stato d’incoscienza e morì in ospedale nove giorni dopo il match.

Anche per evitare situazioni del genere, e per essere di esempio per altri ragazzi, Cruz ha deciso per il coming out: “Voglio provare ad essere il modello migliore per i ragazzi che pensano al pugilato e ad una carriera professionistica – prosegue nel comunicato – non voglio nascondere nulla della mia identità. Voglio che la gente veda come sono. Sono un atleta che dà sempre il massimo sul ring, voglio che la gente guardi le mie qualità di pugile. Ma voglio anche che i ragazzi sappiano che tutto è possibile: ciò che sei o quello che ami non dovrebbe essere un ostacolo se cerchi di raggiungere un obiettivo”. Sui social network sono tantissimi i commenti entusiasti e favorevoli a Cruz. Come quello del suo connazionale Ricky Martin e quello di Pedro Julio Serrano, portavoce della National Gay and Lesbian Task Force, che si è complimentato per aver smentito lo stereotipo per cui gli omosessuali non praticano sport ‘machi’ come la boxe.

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