Il caporal maggiore capo dell’Esercito Italiano, Erasmo Savino, ha 31 anni ed è in fin di vita. E’ uno dei migliaia di soldati italiani partiti in perfetta salute per una missione e ritornati a casa con una patologia grave: il cancro. Savino ha raccontato ieri la sua storia personale di fronte alla Commissione d’inchiesta del Senato sull’uranio impoverito. In videoconferenza, perché le sue condizioni di salute non gli hanno permesso di viaggiare fino a Roma. L’esperienza di Erasmo arricchisce il racconto della “strage silenziosa” che è in corso nell’esercito italiano. Una strage alla quale, dopo tre legislature e altrettante commissioni d’inchiesta, lo Stato non è ancora in grado di dare una risposta precisa. Né sui numeri ufficiali delle persone coinvolte, né sulle cause. “Non abbiamo numeri certi, ma sappiamo che sono tra i 2500 e i 3000”, afferma il suo avvocato, Giorgio Carta, che contesta allo Stato di aver fatto prestare servizio all’estero ai soldati in assenza di adeguate precauzioni o protezioni, in quanto non fornite dall’amministrazione, la quale avrebbe anche omesso di informarli dei rischi per la salute cui andava incontro. Ma secondo le testimonianze raccolte dalla Commissione non sarebbe solo l’uranio impoverito a uccidere, ma anche i cicli forsennati di vaccinazioni a cui i soldati sono sottoposti obbligatoriamente. “Intanto l’unica risposta ufficiale dello Stato – spiega Carta – è questa: vi siete ammalati per conto vostro”  di Tommaso Rodano

 

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