“Una sentenza con i piedi d’argilla”. Questo il commento dell’avvocato Giampiero Biancolella all’uscita del Tribunale di Milano, dopo la sentenza che ha condannato il suo assistito Pierangelo Daccò a una pena di dieci anni per reati connessi al dissesto dell’ospedale San Raffaele. Con l’accusa di associazione a delinquere e bancarotta, il pm aveva chiesto cinque anni e sei mesi. Il gup del tribunale milanese Cristina Mannocci ha invece chiuso il rito abbreviato con una pena di dieci anni. “Una pena inusitata per un’accusa che giuridicamente non regge”, ha aggiunto il legale di Daccò che è attualmente indagato per corruzione nell’inchiesta sulla fondazione Maugeri. “La Cassazione aveva annullato la prima ordinanza di custodia cautelare”, ha spiegato l’avvocato Biancolella, “perché non erano stati presentati elementi che provassero la consapevolezza di Daccò sullo stato patrimoniale del San Raffaele, causa della bancarotta”. E ancora: “Questa sentenza è fondata sullo stesso presupposto già respinto dalla Cassazione”. Il legale ha comunque dichiarato di attendere le motivazioni, ricordando che un processo si chiude dopo i tre gradi di giudizio  di Franz Baraggino

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