Dalla riunione dei movimenti al Teatro Valle Occupato emerge la forte volontà di contrastare l’attacco ai beni comuni che inizia nel 2001 ed è confermato e inasprito nelle leggi e nelle scelte del governo Monti e della coalizione politica che lo sostiene. Una volontà condivisa che intende trovare la sua legittimazione popolare con il referendum abrogativo e altri strumenti, quale la legge di iniziativa popolare, in grado di arginare l’attuale saccheggio del patrimonio pubblico (boschi, sorgenti, spiagge, patrimonio artistico, autostrade, acquedotti, etc…).

Dalle reti nazionali di partecipazione democratica, dai movimenti, dai comitati, dalle associazioni a tutela del patrimonio artistico, nasce un’iniziativa politica che stiamo condividendo con le realtà sociali, nell’ambito di un percorso partecipato basato sulla creazione del Forum permanente dei beni comuni, capace di mettere insieme più soggettività e di attivare iniziative anche di medio e lungo periodo.

In questo processo di restituzione della sovranità popolare, attraverso la gestione partecipata del territorio, liberandolo dal saccheggio anticostituzionale perpetrato da un governo tecnico che agisce nel solo interesse della finanza internazionale, un ruolo di primo piano, oltre ai movimenti, è affidato alla rete dei sindaci, quali garanti della partecipazione democratica ed espressione di una nuova forma di diritto pubblico per la difesa e la valorizzazione di quei beni funzionali alla effettiva tutela dei diritti fondamentali, come beni di appartenenza collettiva e sociale quali l’acqua, il lavoro, i servizi pubblici, le scuole, gli asili, le università, il patrimonio culturale e naturale, il territorio, le aree verdi e le spiagge. Tutti beni e servizi che appartengono alla comunità dei cittadini e dei quali, dunque, alla comunità non può essere sottratto né il godimento, né la possibilità di partecipare al loro governo e alla loro gestione, garantendone un utilizzo equo e solidale a tutela delle generazioni future.

La dimensione partecipativa impone un ripensamento dei termini di sovranità e proprietà, attraverso i quali troppe volte lo Stato ha agito in rappresentanza di interessi forti a difesa di posizioni dominanti e rapaci.

Per queste ragioni e per arginare l’incostituzionale dismissione del patrimonio pubblico, così come emerge dal maxiemendamento sullo spending review, la proposta referendaria contro la sdemanializzazione, o in alternativa la legge di iniziativa popolare per eliminare dalla Costituzione il pareggio di bilancio e contestualmente di riservare, per un equo riassetto socioeconomico del territorio, una significativa quota del bilancio alla spesa sociale, sarà sostenuta da un Forum nazionale sui beni comuni.

Articolo Precedente

Tagli ai costi della politica: l’ho già fatto e voglio rifarlo per il Paese

next
Articolo Successivo

Pdl, il ciellino Mauro ‘archivia’ B.: “Nuovo leader o chiudiamo bottega”

next