Il mezzo di comunicazione più innovativo? La radio. Dopo quasi 100 anni di vita, il mezzo non molla il colpo e continua la sua evoluzione contaminandosi con le nuove tecnologie e il web 2.0. Quando poi si parla di radio universitarie, ci si trova di fronte a un territorio in cui creatività e libertà d’espressione hanno cittadinanza assicurata. Il prossimo 2 ottobre l’universo delle emittenti gestite dagli studenti universitari daranno vita a College Radio Day, un’iniziativa che coinvolgerà 530 emittenti di tutto il mondo per una staffetta di 24 ore in cui le radio si alterneranno con il meglio della loro programmazione. L’happening, alla sua seconda edizione, quest’anno parla italiano con la regia affidata agli studenti dell’Università di Cagliari tramite Unica e il supporto tecnico (a titolo gratuito) del consorzio piemontese TOP-IX.  

Ma sono ben 23 le stazioni italiane che prendono parte all’evento. Un’occasione per dare visibilità e favorire la messa in comune di esperienze e conoscenze che si muovono al di fuori dagli schemi e dalle logiche commerciali. “Le radio universitarie sono una realtà consolidata a livello internazionale”, spiega Romeo Perrotta, station manager della prima radio italiana Facoltà di Frequenza a Siena e co-fondatore del network dei media universitari Ustation. “In Italia il vero boom si è però vissuto negli anni ’90, con la diffusione di Internet e la possibilità di trasmettere in streaming con la formula della web-radio”. Oggi le stazioni universitarie sono qualche decina e danno luogo a un continuo scambio di esperienze di intrattenimento, informazione e diffusione culturale sul territorio di appartenenza. Al punto che esiste un’associazione che offre supporto a chi gestisce o vuole fondare una web-radio universitaria (Raduni) in prima linea nell’organizzazione del College Radio Day.

L’importanza di Internet è sottolineata anche da Rob Quicke, fondatore di College Radio Day. “Le prime radio universitarie trasmettevano su am o fm, ma oggi questa possibilità è molto ridotta. Le frequenze sono quasi tutte occupate e quindi le radio universitarie trasmettono sempre più spesso online”. Con 23 paesi coinvolti, la maratona del 2 ottobre non è solo un momento di promozione dei network universitari, ma un’occasione di confronto tra realtà che hanno caratteristiche e storie diverse. “Negli Stati Uniti le radio universitarie sono attive fin dagli anni ’60-’70 e hanno sempre avuto come riferimento i campus, che rappresentavano un riferimento territoriale preciso e delimitavano il campo d’azione della produzione culturale e musicale delle emittenti. Ma in altre realtà, come il centro e sud America, le radio universitarie hanno una tradizione addirittura centenaria e hanno sempre rappresentano la culla del dibattito politico, coinvolgendo tutta la società civile”, racconta Perrotta.

Se le radio universitarie fondono il loro ruolo di servizio alla sperimentazione della comunicazione destinata agli studenti, rappresentano anche un formidabile palcoscenico per il panorama musicale indipendente. Artisti come Elton John, i Pearl Jam e i Nirvana hanno mosso i primi passi proprio grazie alla promozione delle radio universitarie americane. “Con Facoltà di Frequenza di Siena siamo stati tra i primi a mandare in onda Caparezza, quando ancora nessuno sapeva chi fosse”. L’entusiasmo di Romeo Perrotta è condiviso da Quicke. “Quest’anno l’evento ha assunto una dimensione davvero internazionale e abbiamo l’opportunità di celebrare l’importanza delle radio gestite da studenti in tutti i paesi del mondo”. L’invito a tutti è semplice: collegarsi a College Radio Day e ascoltare.

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