Meno 25,7 per cento. A settembre l’Italia ha registrato un altro crollo verticale delle vendite di automobili che rende benissimo l’idea dell’andamento dei consumi e del peso del caro-benzina. Dopo le decise flessioni di agosto (-20,2 per cento) e di luglio (-21,5 per cento), infatti, il mese scorso nel Paese sono stati acquistati meno di 110mila veicoli. Un dato che riporta la situazione al settembre del 1984, quando le immatricolazioni furono 107mila e che implica che nei primi nove mesi dell’anno siano state vendute complessivamente 1.090.627 autovetture: il 20,46% in meno rispetto al periodo gennaio-settembre 2011, durante il quale ne furono immatricolate 1.371.117. 

In questo contesto, però, alla Fiat è andata leggermente meno peggio del mercato.  Lo scorso mese i marchi del Lingotto hanno infatti immatricolato 33mila vetture, il 24,23% in meno delle 43.594 di un anno prima, un andamento che accentua la curva discendente delle vendite del gruppo di Sergio Marchionne che ad agosto aveva registrato una frenata del 20,53 per cento. Tuttavia il calo della concorrenza, almeno a settembre, dev’essere stato maggiore se la quota di mercato della Fiat si è attestata al 30,3% in crescita di 0,6 punti percentuali rispetto a un anno fa e di 4 punti base su agosto. Nei primi nove mesi del 2012 di Torino ha immatricolato quasi 324mila auto con una quota del 29,7 per cento, sostanzialmente la stessa di un anno fa.

E’ in atto una ”demotorizzazione privata”, con le famiglie italiane che “stanno gradualmente radiando la propria auto senza acquistarne una nuova”. Jacques Bousquet, presidente dell’Associazione delle case automobilistiche estere in Italia (Unrae), commenta così “il secondo peggior risultato dell’anno” del mercato italiano dell’auto. “Al Salone dell’automobile di Parigi abbiamo potuto constatare quante novità di prodotto, di tecnologia, di attenzione all’ambiente siano pronte per gli automobilisti in Europa. E’ un peccato che tante novità troveranno uno spazio ristretto nel mercato italiano, per la grande pressione fiscale che preme sulle capacità di consumo delle famiglie”, osserva Bousquet, che richiama l’attenzione sul “patrimonio di tradizioni, competenze, passioni ed occupazione legate al mondo dell’auto”. In merito alle problematiche generate dalla fiscalità sull’automobile, ricorda l’Unrae, si è recentemente espresso anche il Centro Studi di Confcommercio, evidenziando come per far fronte all’aumento della pressione fiscale sui carburanti intervenuta tra il 2010 e il 2012, gli italiani siano stati costretti ad usare meno l’auto e, in particolare, a sottrarre risorse destinate ad altri consumi per più di 6 miliardi di euro all’anno, un valore pari allo 0,6% del Pil totale.

Articolo Precedente

Se si vendono più biciclette che automobili (e nessuno se ne accorge)

next
Articolo Successivo

Caso Ligresti, l’Adusbef promuove class action su fusione Unipol-FonSai

next