Rischia grosso Alessandro Amigoni, il vigile di Milano che lo scorso 13 febbraio ha sparato uccidendo Marcelo Valentino Gomez Cortes, un ragazzo cileno di 28 anni che insieme a un amico stava scappando da una pattuglia della polizia locale. Per lui il pm Roberto Pellicano ha infatti chiesto 14 anni di carcere. L’agente è imputato di omicidio volontario, un’accusa che si basa anche sulla perizia disposta dalla procura, secondo cui Amigoni ha fatto fuoco da distanza ravvicinata: da un minimo di 50 centimetri a non più di 2,80 metri. Il proiettile ha poi colpito il giovane cileno alle spalle, particolare che ha contribuito a smontare la versione del vigile.

Amigoni ha sempre sostenuto infatti di avere agito per legittima difesa, fin dalla sera del 13 febbraio, quando insieme ai suoi compagni di pattuglia si è imbattuto in una Seat che viaggiava contromano vicino al parco Lambro di Milano. Ha raccontato di avere visto uno dei due fuggitivi estrarre una pistola mentre scappava a piedi e, solo a quel punto, di avere sparato a scopo intimidatorio, da lontano e puntando contro un terrapieno. Ma la sua versione è subito vacillata, grazie anche alle testimonianze dei colleghi che hanno riferito di non essersi mai sentiti in pericolo. Anche l’amico di Gomez Cortes, Alvaro Thomas Huerta Rios, cileno di 25 anni, una volta rintracciato, ha sempre sostenuto di non essere mai stato armato.

Così l’ipotesi di reato già all’inizio delle indagini è stata cambiata da eccesso colposo di legittima difesa in omicidio volontario. Accusa confermata con il rinvio a giudizio, per il quale l’agente ha scelto il rito abbreviato, in modo da avere uno sconto di pena: alla richiesta di 14 anni avanzata questa mattina dal pm durante la requisitoria si arriva infatti partendo da una base di 21 anni di reclusione.

Il gup Stefania Donadeo ha aggiornato l’udienza al prossimo 15 ottobre, quando si terrà l’arringa del difensore Gian Piero Biancolella, che oggi ha commentato: “Trovo assurdo solo ipotizzare il dolo diretto, la volontà di uccidere”. La sentenza è prevista per il 18 ottobre.

Presente oggi in aula la compagna di Gomez Cortes, Ruth Carrillo, che si è detta “molto sconvolta” dall’atteggiamento di Amigoni: “E’ arrivato come se niente fosse, era così tranquillo. Aspetto giustizia per i miei bambini che ancora piangono il loro papà”. Carrillo, rappresentata dall’avvocato Corrado Limentani, nel processo è parte civile, così come il Comune di Milano, la cui richiesta è stata depositata nell’udienza di lunedì scorso: “Amigoni – si legge – ha intenzionalmente, persistentemente e apertamente violato i propri doveri istituzionali e di servizio ed abusato della propria qualifica di pubblico ufficiale, contravvenendo alle norme di comportamento che regolano il rapporto di lavoro con l’amministrazione e alle disposizioni regolamentari che disciplinano i servizi sul territorio dei vigili urbani e l’uso delle armi di ordinanza”.

La costituzione di parte civile di Palazzo Marino è arrivata dopo le polemiche seguite all’omicidio, che hanno portato la giunta Pisapia a smantellare i cosiddetti ‘vigili Rambo’, il reparto di ‘duri’ voluto durante la precedente amministrazione dall’ex vice sindaco Riccardo De Corato.

 

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