In vent’anni avrebbero guadagnato 182milioni di euro, ma per i De Gennaro in Puglia questo pare essere l’anno nero. I nuovi guai per la famiglia dell’ex consigliere regionale del Pd Gerardo De Gennaro si chiamano fotovoltaico. Arrivano giusto a sei mesi di distanza dalla bufera legata agli appalti truccati al Comune di Bari, agli arresti domiciliari e alla burrasca politica sulle cozze pelose come regalo di Natale al sindaco Michele Emiliano, un ciclone di scandali che ha già portato il politico pugliese ad autosospendersi dal partito. Ora, l’ipotesi a carico del suo gruppo imprenditoriale è di aver orchestrato una maxitruffa finalizzata all’acquisizione di contributi pubblici a sostegno dell’energia pulita. 

La Guardia di Finanza di Brindisi, infatti, ha provveduto al sequestro di somme per 11 milioni di euro, già intascati dalle sei società coinvolte e facenti parte di “Gruppo Energia”. Il provvedimento, a firma del gip Giuseppe Licci su richiesta del procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi, ha disposto i sigilli a tre impianti, alle quote societarie della Dec, la società madre, e ai conti correnti aziendali per 4.600.000 euro. Ad essere iscritti nel registro degli indagati sono Daniele Giulio De Gennaro, amministratore pro tempore del gruppo e fratello del democratico Gerardo, e il 52enne tarantino Michele Carone, il tecnico incaricato di stilare le relazioni da consegnare al Gestore dei Servizi Energetici (Gse).

I reati contestati riguardano l’indebita percezione di finanziamenti pubblici ai danni dello Stato, falsità in certificazione e falso in atto pubblico. È questa l’altra faccia della medaglia dell’operazione Helios, che il 17 aprile scorso aveva già portato al sequestro probatorio dei parchi di silicio per lottizzazione abusiva. Su 120 ettari, ricadenti in aree vincolate dei comuni di Brindisi e San Pietro Vernotico, sono stati, infatti, costruite diciannove centrali, l’una accanto all’altra e tutte dalla potenza inferiore a 1Mw, condizione necessaria in Puglia per escludere la lunga e complicata procedura di Autorizzazione unica regionale. Sono bastate, di conseguenza, delle semplici Dia, cioè delle Dichiarazioni di inizio attività, per installare impianti dalla grandezza pari a 160 campi da calcio e dal valore di 80 milioni di euro. Quella presunta elusione dei vincoli paesaggistici, però, è costata cara: tredici avvisi di garanzia, destinati, tra gli altri, anche ai tre fratelli Gerardo, Daniele Giulio e Vito De Gennaro, già rinviati a giudizio. È stato l’abuso edilizio, dunque, la premessa per il nuovo sequestro per equivalente eseguito oggi.

Il Nucleo Tributario delle fiamme gialle ha scoperto che le relazioni tecniche inoltrate al Gse sarebbero false, perché dichiarerebbero la messa in esercizio di impianti costruiti nel rispetto degli obblighi previsti dagli strumenti urbanistici. E ciò per consentire che l’allaccio alla rete elettrica avvenisse entro il 31 dicembre 2010, termine di scadenza del Secondo Conto Energia. In questo modo, i De Gennaro avrebbero ottenuto, insomma, il lasciapassare per accedere ai generosi contributi pubblici, quantificati, appunto, in 182milioni di euro in vent’anni. 11milioni di euro sono già stati, secondo l’accusa, indebitamente percepiti. Contemporaneamente ai sigilli, i finanzieri, guidati dal maggiore Gabriele Sebaste, hanno avviato la procedura di sospensione degli incentivi non ancora erogati per 171 milioni di euro.

 

Articolo Precedente

Roma, murata la casa di Valerio Verbano: “Ma la Regione l’aveva promessa all’Anpi”

next
Articolo Successivo

“Cavaliere, lei è in debito con me”. Ecco la lettera del ricatto di Lavitola a Berlusconi

next