Un muro per separare la Svizzera da “fall-Italia”. È questa l’ultima proposta di Giuliano Bignasca, il leader della Lega dei Ticinesi (Svizzera) sempre prodigo di provocazioni, che a più riprese ha messo nero su bianco i suoi slanci anti italiani. E lo ha fatto anche nei giorni scorsi pubblicando un trafiletto su “Il mattino della domenica”, il settimanale del suo partito.

La provocazione di Bignasca arriva a pochi giorni dalla ripresa delle trattative tra Italia e Svizzera, annunciato in seguito all’incontro tra i ministri degli esteri dei due paesi. Didier Burkhalter e Giulio Terzi si sono detti intenzionati a superare il contenzioso fiscale che aveva portato nel recente passato ad un inasprimento dei rapporti tra Roma e Berna, fino al congelamento dei ristorni (la quota di tassazione dei lavoratori frontalieri che la Svizzera riconosce annualmente all’Italia), punta di un iceberg che può valere miliardi di euro per il fisco italiano. Sul tavolo della discussione ci sono infatti le vere questioni che hanno diviso i due paesi: le back list italiane (che rendono complicato per le aziende elvetiche lavorare oltreconfine) e la regolarizzazione degli averi dei cittadini italiani custoditi nelle banche svizzere.

Il dialogo tra i governi dei due paesi è fumo negli occhi per i leghisti del Canton Ticino, che fomentano il sentimento anti italiano facendo leva sul lamentato squilibrio nei rapporti internazionali. Da qui la proposta di erigere niente meno che un muro: “basterebbero 50 milioni di Franchi”, ha detto Bignasca, che poi è entrato nel dettaglio della proposta: “Visto che il numero dei frontalieri continua ad esplodere, con 55 mila unità ufficiali (senza il “nero”), e lo stesso discorso vale per i padroncini, come pure per la criminalità d’importazione ed i finti asilanti, è ora di venirne ad una. È chiaro che la prima misura da prendere è, come da tempo predicano la Lega e il Mattino, blindare le frontiere, ormai ridotte a dei colabrodo! E per blindare le frontiere, il modo più efficace ed anche economico è quello di costruire un bel muro”. E poco importa che la storia di muri non abbia già visti fin troppi, Bignasca (che con la sua Lega in Canton Ticino può contare sul 30% delle preferenze) sembra proprio convinto delle proprie esternazioni: “Proprio così! Un muro che ci separi dalla Fallitalia e da tutta la criminalità d’importazione che entra in Ticino attraversando la medesima! Ebbene, costruire un muro della lunghezza di 25 Km, alto 4 metri, dello spessore di 50 cm costa circa 50 milioni di Franchi, espropri compresi! Si tratterebbe, ovviamente, di un investimento “una tantum”, fatto salvo per le spese di manutenzione! Il muro, con poche entrate ben sorvegliate 24 ore su 24, permetterebbe inoltre di risparmiare sui controlli in dogana, utilizzando le risorse così liberate per potenziare la sicurezza all’interno del paese (la Svizzera, ndr)”. E poi ammonisce: “Sveglia! È ora di finirla con le fregnacce politicamente corrette ed internazionaliste! Diamoci una mossa! Sotto col cantiere del muro, che di sicuro ce lo ripagheremo in pochi anni!”.

I leghisti da questa parte del confine cercano di essere comprensivi con il collega elvetico, facendo però dei distinguo: “Sul problema dei frontalieri credo che Bignasca sbagli”, ha detto il sindaco leghista di Varese, Attilio Fontana. “I frontalieri sono una ricchezza anche e soprattutto per il Canton Ticino, portano valore aggiunto grazie ad un’elevata professionalità e non hanno mai creato problemi a nessuno”. Per quanto riguarda il problema della criminalità da esportazione, Fontana comprende la posizione di Bignasca: “Sul problema della criminalità credo possa avere ragione”, dice il sindaco, spiegando come una barriera fisica potrebbe avere effetti positivi sulla riduzione della delinquenza transfrontaliera: “Potrebbe funzionare – ha concluso – come ha fatto il sindaco di Padova”. 

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