C’è voluta una maratona ininterrotta di 28 ore. Ma alla fine il consiglio comunale di Milano ha approvato la delibera per la quotazione in Borsa di Sea e la cessione delle azioni della Milano-Serravalle. A favore 25 voti (Pd, Sel e lista civica per Pisapia), 2 i contrari: Basilio Rizzo (presidente del consiglio ed esponente di Fds) e Raffaele Grassi (Idv). I consiglieri del Pdl, quelli della Lega, Mattia Calise (Movimento 5 stelle) e Manfredi Palmeri (Fli) sono usciti dall’aula al momento del voto per protestare contro il contingentamento dei tempi imposto al dibattito e ora minacciano ricorsi in diverse sedi. Assente anche il radicale Marco Cappato.

“Abbiamo fatto un passo avanti per valorizzare Sea – ha detto il sindaco Giuliano Pisapia in aula al termine della votazione – e, grazie alla vendita di Serravalle, per avere finalmente la possibilità di fare quegli investimenti necessari alla nostra città”. L’approvazione della delibera è il nuovo passaggio di una vicenda che incrocia un’inchiesta della procura di Milano e che da mesi è accompagnata da diverse polemiche. Sia mosse dall’opposizione, sia interne alla stessa maggioranza. Perché non c’è stato solo il voto contrario di Rizzo, ma anche l’assenza dell’altra consigliera di Fds, Anita Sonego, che non ha partecipato alla discussione in aula.

La delibera: vendita di Serravalle e quotazione di Sea – Con la delibera appena approvata Palazzo Marino ha deciso la dismissione del suo 18,6 per cento della società autostradale Milano-Serravalle, che verrà messo all’asta insieme al 52,9 per cento della Provincia. Mentre per quanto riguarda la quotazione della società aeroportuale Sea rimangono aperte due opzioni: con o senza la Provincia. Nel primo caso la Provincia, che ha tempo fino al 10 ottobre per decidere, collocherebbe in Borsa il suo 14,6 per cento, mentre il 10,4 per cento (necessario per raggiungere un flottante del 25 per cento indispensabile per la quotazione) arriverebbe da un aumento di capitale. Le quote dei vari soci si diluirebbero: il comune passerebbe dal 54,8 al 48,1 per cento e F2i dal 29,75 al 26,1. Palazzo Marino incasserebbe una decina di milioni di euro, mentre il grosso finirebbe a Sea, grazie all’aumento di capitale. Nel caso in cui invece la Provincia non ceda le sue azioni, il Comune metterà sul piatto l’8,1 per cento di Sea, mentre un aumento di capitale garantirà il 16,9 per cento necessario per il flottante. Il nuovo assetto porterebbe il Comune al 38,1 per cento, la Provincia all’11,9 e F2i al 24,3. Nelle casse di Palazzo Marino entrerebbero circa ottanta milioni di euro e ancor di più in quelle di Sea.

Proteste dell’opposizione e mal di pancia nella maggioranza – I consiglieri di opposizione, contrari alla delibera, non hanno nemmeno partecipato alla votazione finale per protestare contro il contingentamento dei tempi imposto al dibattito in aula. Una decisione della maggioranza che ha consentito di arrivare all’approvazione della delibera entro oggi. Ma non ha dato ai consiglieri – questa l’accusa – il tempo necessario per valutare ed emendare in modo opportuno la delibera, che Pdl e Lega avrebbero voluto dividere in due diversi provvedimenti: uno sulla vendita di Serravalle e l’altro sulla quotazione di Sea. Alle critiche dell’opposizione si sono aggiunti diversi mal di pancia tra i consiglieri di maggioranza. Rizzo, che già nei giorni scorsi si era detto amareggiato per la mancanza di trasparenza con cui si stava varando il provvedimento, oggi ha evidenziato “il rischio di perdere il controllo pubblico della società” e ha denunciato che il risultato a cui si è arrivati “è diverso dall’impegno che era stato preso con i lavoratori di Sea e con i cittadini”.

Dal bando alla quotazione, un anno di polemiche – In effetti oggi si arriva a una soluzione che non coincide con quanto prospettato dalla giunta Pisapia appena un anno fa, quando l’assessore al Bilancio Bruno Tabacci, dopo due gare andate deserte per cedere le azioni della Milano-Serravalle, mette sul piatto la vendita di parte di Sea, necessaria per ripianare un buco di bilancio ereditato dalla precedente giunta Moratti. La maggioranza si divide, Pisapia sostiene che in quel momento, visto l’andamento dei mercati, è “da suicidio” collocare azioni di Sea in Borsa. L’asta sembra l’unica strada percorribile e il sindaco, per compattare la sua maggioranza, garantisce che il comune di Milano manterrà il 51 per cento di Sea. A novembre il consiglio Comunale, dopo un’altra maratona di 27 ore, approva la delibera che porta al bando di gara con cui a metà dicembre il fondo F2i di Vito Gamberale si aggiudica il 29,75 per cento di Sea. Passano due mesi e la giunta inizia a prospettare una nuova alienazione di azioni della società che gestisce Linate e Malpensa, necessaria a incassare 300 milioni di euro da investire, tra l’altro, nell’acquisto di treni della metropolitana. Solo che a marzo spunta un’intercettazione di Gamberale che al telefono se la ride per un bando cucito su misura per F2i. L’intercettazione porterà all’apertura di un’inchiesta da parte della procura di Milano per turbativa d’asta, con indagato lo stesso Gamberale e Mauro Maia, rappresentante di F2i nel cda di Sea. Nel frattempo l’ipotesi di una nuova cessione di quote Sea finisce sotto il fuoco incrociato dell’opposizione, dei sindacati e anche di qualche esponente della maggioranza. Spunta l’ipotesi di una quotazione in Borsa, preceduta da un concambio di azioni con la Provincia: il Comune cederebbe la sua partecipazione nella Serravalle a Palazzo Isimbardi, che girerebbe a Palazzo Marino le sue azioni Sea. Ma a fine luglio l’accordo con la Provincia salta, a causa di una diffida inviata da F2i, che vede nell’operazione dei profili di illegittimità. La giunta prosegue nella sua intenzione di quotare Sea, con o senza Provincia: le condizioni dei mercati finanziari sono cambiate, garantiscono Pisapia e Tabacci. Si arriva così alla delibera di oggi, con il comune che scenderà sotto il 50 per cento di Sea, nonostante la promessa di un anno fa. Cambiano anche le motivazioni dell’operazione: non più l’acquisto dei treni del metrò, ma la volontà di garantire a Sea i capitali necessari a un piano industriale che punti a uno sviluppo della società anche su altri scali. Ora resta da vedere se si riuscirà a concludere il processo di quotazione entro fine anno, visti i tempi stretti. E se, a quotazione avvenuta, non accadrà quello che già qualcuno teme. Ovvero che F2i riesca ad aggiudicarsi il controllo della società grazie a un’Opa sul 100 per cento delle azioni.

@gigi_gno

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