Non so se Nichi Vendola dopo aver dichiarato che vorrebbe avere un figlio ha anche pensato a cosa accadrebbe a questo bambino o bambina a scuola. Io ci ho pensato. Ho immaginato di avere in classe il figlio/a di Nichi Vendola e del suo compagno.

Premetto che ritengo sacrosanto che venga riconosciuto il diritto alle coppie gay di sposarsi. Non solo. Sono un maestro che spesso, pur sfidando i pregiudizi di qualche genitore, ha affrontato il tema dell’omosessualità consapevole che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità in una classe di venti adolescenti, un ragazzo o una ragazza ha la probabilità, dal punto di vista statistico, di essere omosessuale.

Tuttavia da insegnante provo a immaginarmi un bambino di 6 – 7 anni che spiega ai compagni che lui ha una mamma maschio. Ho provato a pensare al figlio di un omosessuale che quando disegna la sua famiglia a differenza degli altri raffigura la mamma con la barba. E ancora ho pensato a come vivrebbero questa nuova dimensione gli altri bambini. 

Da che mondo è mondo il bambino ha bisogno della figura della madre e del padre, della donna e dell’uomo. Il bambino che è rimasto per nove mesi nel ventre materno e ha vissuto l’esperienza del legame fisico con la madre attraverso l’allattamento, continua nei suoi primi anni di vita a riconoscere anche nella fisicità della madre un senso di protezione che un uomo non può dare. E’ un fattore senza dubbio anche fisiologico e fisico. Il papà è invece, colui che dà sicurezza, è la figura che ci ha rassicurato quando abbiamo preso in mano per la prima volta la bicicletta.

Non solo. Nei primi anni di vita nei bambini, secondo la psicopedagogia, vi è un processo di identificazione nei genitori: dato non irrilevante per una coppia di omosessuali.

La necessità da parte delle coppie gay di adottare dei bambini mi sembra decisamente una scelta per soddisfare una propria esigenza, per colmare una mancanza. Nulla di più. Certo è che anche la scuola, dove è ancora un tabù parlare di omosessualità, dovrebbe essere pronta ad affrontare una tale rivoluzione.

Articolo Precedente

Altro che rivoluzione digitale, la scuola ha bisogno di sicurezza

next
Articolo Successivo

Da Airone al giornale della diocesi: le riviste “scientifiche” per l’abilitazione

next