Vivono e lavorano a oltre 200 chilometri di distanza. Eppure, per condizioni, i lavoratori degli stabilimenti Fiat di Cassino e Melfi sono vicinissimi. Tute blu a metà, al lavoro solo tre giorni a settimana. Sempre che l’azienda non decida di tenere chiusi i cancelli della fabbrica per periodi di tempo prolungati, come tra ottobre e novembre, quando saranno tre le settimane di cassa integrazione. “L’operaio Fiat può anche dire che al 50% è dipendente dello Stato, perché 12 giorni ce li paga Marchionne e il resto i contribuenti, l’Inps”. Ma la preoccupazione vera degli operai è un’altra: se Fiat decidesse di chiudere uno stabilimento in Italia, potrebbe essere proprio uno dei due a essere sacrificato  di Antonello Caporale e Andrea Postiglione

Articolo Precedente

Lavoro, fuga degli stranieri dalle piccole imprese italiane

next
Articolo Successivo

Fiat, sit-in Irisbus a Palazzo Chigi: ‘Marchionne vuole fare i bus all’estero’

next