L’indiscrezione, con le prudenze e i condizionali del caso, è stata messa nero su bianco in un acuto editoriale del direttore de La Città Angelo Di Marino. Vincenzo De Luca sta pensando di dimettersi da sindaco di Salerno per tornare a fare il parlamentare. Al Senato. Nel Pd. Ed ambire a un incarico di governo: sottosegretario o – perché no – ministro. Soprattutto, aggiungiamo, se sarà Pierluigi Bersani, il cavallo su cui ha puntato, ad indovinare l’accoppiata primarie-elezioni politiche. Ma sarà vero? E il conducator salernitano chi designerebbe per la successione? “Domande che non hanno risposte – scrive Di Marino – avendo il diretto interessato un suo modo ben preciso di affrontare certi argomenti: non li affronta, e basta”.

Però a Salerno se ne parla. Eccome. Incuriositi da una circostanza. Nei giorni scorsi De Luca ha riunito il gruppo dei fedelissimi, un nucleo di politici locali e di stretti collaboratori che obbedisce come un sol uomo, proprio per ragionare sul da farsi. Con la consapevolezza che a 63 anni questa potrebbe essere l’ultima occasione per afferrare la scia del raro e quasi irripetibile evento di una vittoria del centrosinistra, e salire in prima classe sul treno della grande politica nazionale. Il piano B infatti è già fallito: la candidatura del figlio Piero alla Camera è naufragata nel chiacchiericcio di città, alimentato da alcuni titoli di giornale sul suo ruolo nelle vicende che hanno preceduto il crac del pastificio Amato, e nel trambusto dei veti incrociati in un partito che De Luca a Salerno non comanda più monarchicamente come negli anni dei duelli all’ultimo sangue con il suo rivale interno a Napoli, Antonio Bassolino.

Ma la “promozione” a Roma potrebbe essere letta come una fuga di De Luca dai problemi. Il Comune affoga nei debiti, piazza della Libertà sprofonda, la Procura ne ha ottenuto il rinvio a giudizio per gli incarichi al commissariato di governo del termovalorizzatore e lo ha indagato per il Crescent, il Consiglio di Stato il 23 ottobre potrebbe rendere definitiva la sospensiva dei lavori annullando la licenza edilizia del megacomplesso sul mare e provate solo a immaginare quale putiferio si scatenerebbe nel gioco dei risarcimenti economici a chi aveva già comprato a scatola chiusa gli appartamenti e nel rimpallo delle responsabilità. Invece no. Siete in errore.

Se De Luca conquisterà uno strapuntino di governo lo utilizzerà per rafforzare il suo potere in città. Un potere in crisi per consunzione. Salerno è da lui governata monoliticamente da 19 anni. Quattro mandati dal 1993 a oggi. Più un quinto mandato di fatto, quello 2001-06, quando il sindaco era Mario Di Biase, l’ex capo della sua segreteria politica, ma le decisioni le prendeva il deputato Ds Vincenzo De Luca in un ufficio a duecento metri dal Palazzo. Così ci viene di nuovo in aiuto l’editoriale di Di Marino: “I salernitani, a differenza del 2010 quando De Luca si imbarcò nella corsa a governatore della Campania, non nutrono alcun tipo di timore rispetto ad un possibile abbandono del sindaco. Sanno che resterebbe comunque, anche se seduto altrove. Semmai soffrono facendo le vasche sul Corso o prendendo l’aperitivo con vista sul mare perché vorrebbero sapere chi sarà il prescelto, l’unto dal Signore nella successione dinastica al soglio municipale”.

Ovvero: avremo la certezza della candidatura quando De Luca nominerà un nuovo vice sindaco. La persona a cui affidare l’eredità, il Caronte della giunta verso le elezioni amministrative anticipate, da scegliere in una rosa ristretta: Fulvio Bonavitacola, Alberto Di Lorenzo, Enzo Napoli. Rischia di fare tardi a dimettersi, la legge pone il vincolo di ineleggibilità dei sei mesi? Trucchetto: De Luca può aspettare il tempo che vuole, è sufficiente che la legislatura si interrompa in anticipo anche di sole poche settimane, e quel termine in pratica si annulla. Come accadde nel 2001, consentendo a Francesco Rutelli di correre da aspirante premier anche se le dimissioni da sindaco di Roma erano avvenute fuori tempo massimo. Pd e Pdl hanno così tanti sindaci e presidenti di Provincia pronti a scendere in campo che trovare un accordo bipartisan sul punto non dovrebbe essere difficile.

Formidabili quegli anni, gli anni di De Luca sindaco-ombra. Gli anni in cui l’impianto del Prg di Oriol Bohigas, consegnato dall’archistar nel 2003, fu “aggiustato” prima dell’approvazione per dare il via alle cementificazioni. “Il sacco edilizio” secondo l’ex assessore all’Urbanistica Fausto Martino, le cui denunce sono costate a De Luca qualche guaio giudiziario. Il riferimento è ai 20mila nuovi vani in una città che ha perso 30mila abitanti. “C’è un problema di case vuote? Assolutamente sì. Si è consentito di costruire sino alla zona dello stadio Arechi, sulla litoranea, perché il dimensionamento del fabbisogno vani non è stato calcolato sui flussi migratori, negativi, ma sul principio che Salerno avrebbe recuperato abitanti perché la città sta diventando più gradevole e vivibile. Ora però c’è la crisi immobiliare che ha bloccato tutto: tra Imu e banche che non concedono mutui mancano gli acquirenti, le imprese edilizie non investono, il Comune non incassa gli oneri di urbanizzazione e il bilancio ne soffre”.

“Il sindaco si dimetterà? Provate a chiederlo ai suoi collaboratori, tutti a testa bassa come nelle sale operatorie, ma votati alla consegna del silenzio”. Dal ruolo di capogruppo del Pdl, Anna Ferrazzano scruta l’orizzonte per capire se dovrà o meno tornare presto alle urne. “Secondo me De Luca non si candiderà alle politiche, lasciare la barca in questo momento difficile per il Comune sarebbe pregiudizievole. De Luca ambisce a fare il Governatore della Campania, è quello il suo vecchio e vero sogno. Scenderà in campo per le politiche solo se glielo chiederà il Pd, garantendogli un ruolo nell’esecutivo”.

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