Gay e lesbiche come genitori, ecco il problema.  La frontiera delle resistenza più o meno omofoba (comunque almeno un po’ omofoba) si è spostata su quest’ultima trincea. 

E’ talmente importante questa trincea che per difenderla si tengono il più lontano possibile le truppe, pardon, coppie omosessuali. In Italia non abbiamo uno straccio di riconoscimento giuridico perché sennò ‘si arriva al matrimonio gay’ e non si può arrivare al matrimonio gay perchè sennò si arriva a ‘dare’ bambini agli omosessuali.  E’ stato così  già alla partenza della vicenda, nel lontano 1992.

La nostra cerimonia in Piazza Scala era andata molto bene, la resistenza all’avanzata della causa del riconoscimento delle coppie omosessuali sembrava debole. Poi arrivò una fortissima risoluzione del Parlamento Europeo che parlava di necessità di dare pari diritti, esplicitando ‘anche le adozioni’. Allora, in quel tempo, era probabilmente una fuga in avanti; fatto sta che divenne subito, in Italia, il motivo o il pretesto per fermarci.

Lo avevamo previsto, volevamo evitarlo. Ricordo che nel gruppetto che preparava piazza Scala, nella bozza di legge che avevamo preparato, c’era scritto esplitamente che la unione civile – che avevamo immaginato – non interveniva in alcun modo nel rapporto coi figli nati o nascituri. Allora , forse, ce la si poteva cavare così. Oggi mi sembra di no per il semplice motivo che da allora a oggi si sono formate migliaia di famiglie omosessuali coi figli, si sono diffuse tecniche di fecondazione artificiale e pratiche di utero in affitto, e che ci sono vari paesi al mondo che in varie forme prevedono l’adozione.

Ma al tempo stesso oggi resiste la trincea e persino quella che potrebbe essere la candidata più a sinistra nel Pd, Laura Puppato, sottolinea di avere dei dubbi perchè ‘bisogna prestare molta attenzione ai diritti di chi verrà’.   Supponiamo la buona fede di tutti quelli che nutrono questi dubbi. Occorre separare, come già è stato per i casi del divorzio e dell’aborto, i giudizi etici o psicologici o di opportunità, che ciascuno può avere diversamente da un altro, dai riconoscimenti legali dei diritti e dei doveri.  Ora la questione mi pare più semplice di quel che molti pensano, e mi pare che non ci sia spazio per una terza posizione tra riconoscimento dei diritti delle coppie a essere legalmente unite e riconoscimento di una potestà genitoriale.  Nella maggior parte dei casi si tratta di figli che già esistono, e che uno o una si porta dietro da precedenti esperienze eterosessuali. In un’altra grande quantità di casi si tratta di figli partoriti – fecondazione concordata o assistita – o acquisiti all’estero dall’utero in affitto.  In tutte questi casi la adozione è semplicemente la presa d’atto che questi figli vivono con due persone dello stesso sesso che si prendono cura di loro.

La adozione non è quindi dare a una coppia omosessuale un bambino, ma dare a questo bambino la garanzia di avere come co-genitore anche la partner o il partner di colei o colui a cui è intestato.  La stessa  proposta di legge per le unioni civili – non per il matrimonio – prevede “la modifica delle norme in materia di filiazione e potestà dei genitori, prevedendo che l’unito civilmente sia legalmente genitore del figlio concepito durante l’unione civile dall’altra parte dell’unione, anche facendo ricorso a tecniche di riproduzione assistita o di maternità surrogata all’estero; previsione della possibilità per l’unito civilmente di adottare i figli nati dall’altra parte dell’unione prima della celebrazione dell’unione civile, in assenza di riconoscimento dell’altro genitore naturale; unificazione delle disposizioni in materia di affidamento dei figli in caso di scioglimento dell’unione per assicurare parità di trattamento tra i figli nati da un matrimonio e quelli nati da un’unione civile”.

Al punto in cui siamo credo che siano proposte di semplice buon senso. Prendiamo il caso forse più contestato, quello del figlio dell’utero ‘in affitto‘: beh, si può pensarla in tanti modi, ma o si prevede di toglierlo al genitore omosessuale per darlo in adozione a una coppia etero, proposta pesantissima che mi pare nessuno faccia. Oppure è meglio per il figlio – prima ancora che per la coppia omosessuale – che il/la altro/a partner del genitore lo possa adottare. O addirittura lo debba adottare. Quindi tutto questo grande problema delle adozioni che lasciano in dubbio, tutto il problema del grottesco sondaggio di Libero  (“dareste un bimbo a Nichi Vendola?”) si riduce ai pochissimi casi in cui eventualmente una coppia di gay maschi o una coppia di lesbiche – nessuna delle quali vuole partorire-  richiedano in adozione un bimbo in stato di adottabilità. Trattasi di adozioni internazionali.

“Bisogna pensare all’interesse del nascituro” non so cosa voglia dire. Sono tra coloro che pensano che interesse dei nascituri sia quello di essere pochi, ma questa è un’opinione, non può essere una legge e non c’entra con la questione. Che si debba pensare all’interesse del bambino invece mi sembra più chiaro. Ma dato che a essere adottati sono bambini di paesi stranieri a decidere se una coppia gay o lesbica italiana possa concorrere a quell’adozione non dovremmo essere noi ! Saranno le leggi, i tribunali dei minori, il buonsenso, o i pregiudizi, o le necessità di quei paesi. Precludere in partenza dall’Italia questa possibilità, anche per paesi che magari danno bimbi in adozione a coppie omosessuali di altre nazioni, sembra un po’ ridicolo.  Del resto, in molte parti di Italia è ancora vietato agli omosessuali donare il sangue. C’è qualcosa di analogo…

Articolo Precedente

Paralimpiadi e negozi Armani

next
Articolo Successivo

Adozioni gay, i pro e i contro secondo le ricerche scientifiche

next