Stanchissima. Angosciata. Preoccupata. Dopo mesi di assenza riesco a tornare qui. Questo momento è per me davvero importante. Riesco a comunicare, ho l’opportunità di testimoniare una personale esperienza che spero possa essere di aiuto in qualche modo almeno a qualcuno, così come aiuta me stessa e le mie ‘piccole donne’.

A giugno le scuole si sono chiuse e il baratro si è affacciato alla mia porta. Ogni servizio è stato insufficiente a raggiungere l’obiettivo per il quale è stato fornito.

In breve: mi sono chiesta come possano cavarsela quelle famiglie che pur facendo le “‘capriole con avvitamento’ non riescono a mettere insieme la somma degli extra che occorrono per le necessità di un figlio disabile in tre mesi di chiusura delle scuole.

Non sopporto i paragoni eppure mi sono ritrovata a farli. Ho scritto una nota dei costi per Diletta e per le altre due sorelle inserendo solo le attività extra. 
Alcuni esempi: Diletta per la sua patologia non può sostare a lungo al parco, non può, mangiare durante un pic nic, non può stare fuori casa per più di tre ore e mezza…
Diletta però ha una necessità psicologica di relazionarsi, di uscire e di svago.

Ho affrontato quindi la gestione delle ‘vacanze’ alla meno peggio.

A luglio siamo stati due settimane nel Cilento. Una casetta dentro un piccolo villaggio a conduzione familiare. Barriere gestibili eppure dopo due settimane mi sentivo a pezzi. Antinfiammatori e antidolorifici ogni giorno perché i 15/20 sollevamenti di Diletta (colazione, bagno, doccia, piscina, riposo, ecc..) partendo da un letto basso mi hanno sfinita.

Senso di colpa per le altre due piccole che in realtà (grazie ad una mamma capo villaggio vicina alla disabilità ) la vacanza l’hanno fatta da sole! Prima della fine di luglio rientriamo a Roma soddisfatta per aver almeno risparmiato partendo a luglio. L’Imu e varie altre spese hanno azzerato le risorse in più. E di questi tempi cerco come posso di razionalizzare le spese.

Inizia agosto. Roma pian piano si svuota. Non so più cosa organizzare. Alla fine realizzo che spendo più a restare a Roma che a trovare qualche alternativa e così quattro giorni in una fattoria spezzano le difficoltà di intrattenere le piccoline conciliandole con le esigenze di Diletta e viceversa. 

Soli: io e mio marito. Le tre bambine e 4 ore di assistenza al giorno. Poche per qualunque cosa. Passa il ferragosto e dopo aver fatto di tutto (compiti, favole inventate e tradotte in teatrini casalinghi, uncinetto, cucina, passeggiate culturali in prima serata ecc…) iniziano i preparativi per la scuola.

SCUOLA! Ne è rimasta solo la costruzione. Pazzesco. Eliminati i buoni libro, eliminati i buoni cartoleria per tutti e a prescindere dal reddito. Plessi accorpati con una dirigente per ben otto plessi tra scuola dell’infanzia e primaria di secondo grado.

Qualcosa di indescrivibile. Nomine non eseguite, classi senza né maestre né supplenti. Supplenti da allarme rosso presi dal personale ATA già carenza, ore sottratte ad alunni disabili i cui AEC hanno fatto supplenza , addirittura personale delle associazioni che a pagamento offrono il servizio pre e post scuola. Tutti trasformati in supplenti.

Classi unite per coprire le cattedre vacanti fino al limite della follia. Basti dire che ieri Diletta in classe non entrava fisicamente. L’ho lasciata con la carrozzina infilata accanto alla cattedra.

Richieste di somme per il fondo classe che coprono davvero tutto! Progetti esterni propinati come ultima spiaggia . Ore di insegnamento di sostegno poche anche se tante rispetto alla media (12 su 18 prescritte dalla legge) inserite in orario che compone un puzzle sugli 8 plessi .

Ero stanca il 12 settembre. Oggi sono davvero nauseata. Paghiamo, ci sacrifichiamo, continuiamo a crederci. Ed ecco cosa scopriamo.

Nel cortile c’è chi dice che sposterà il figlio in una scuola privata, chi dice che questa è la scuola pubblica di sempre, chi (a mio giudizio giustamente) dice di pretendere una adeguata istruzione a prescindere dalle possibilità economiche della famiglia.

Eliminate anche le borse di studio. Così quei bambini bravissimi ma poveri saranno condannati alla privazione della libertà. Concetto che mi fa tanta paura. Cosa ne è di un popolo che vieta di fatto la cultura? Priva della libertà di pensiero. E un popolo che priva di questo, cosa mai potrà imporre alla disabilità? E alle categorie più deboli?

Spero che sia solo un caso isolato il mio. Di certo studiare non deve diventare un lusso più di quanto lo sia già. Vergogna che chiama vergogna.

Porto le mie tre figlie a scuola da una settimana. E quando le lascio mi chiedo ogni mattina : “studieranno qualcosa oggi ?” .   

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