Sono enormi, a volte molto anonimi, e non presentano i prodotti sugli scaffali con particolare attenzione all’estetica. Eppure nei discount si nascondono meraviglie, basta solo saper scegliere. Parola di Valeria Brignani, un’esperta in materia di cibo low cost, che guidata dalla convinzione che risparmiare sul cibo non debba essere necessariamente una cosa triste ha dato vita al sito Discount or Die: una bussola per orientarsi nel mondo del sottocosto, che ora è anche un libro per le edizioni Nottetempo.

Come ti è venuta l’idea?

Tutto è partito con un cineclub che frequento da diversi anni organizzato da alcuni miei amici, si chiama “domenica uncut” e prevede la proiezione di film che non sono stati distribuiti in Italia (o proiettati in una versione molto censurata). Noi organizziamo un piccolo rinfresco pre e post proiezione, e andiamo per ovvie ragioni molto al risparmio: comperiamo snack, birre e pasta per tutti, e dovendone acquistare in grande quantità, ho incominciato a frequentare i discount. Inizialmente mi sono accorta che c’erano birre sconosciute che costano meno di un euro al litro, molto più buone di quelle di marca. Col tempo abbiamo iniziato a sperimentare sempre più cibi,ed il nostro rinfresco post cinema è diventato una sorta di “degustazione del low cost”, uno stimolo anche per i cineamatori che venivano alle proiezioni: c’era chi portava i dolcetti comperati al negozio rumeno sotto casa e chi si presentava munito di una lattina di 5 kg di fagioli. Mi sono detta: “Perché non creiamo un archivio per aiutare le persone a trovare delle cose buone anche nei discount”? Avere una sorta di filtro all’ingresso può aiutare chi come me ha situazioni lavorative precarie o famiglie a carico.

Chi sono i tuoi lettori?

Essenzialmente 20-30enni, lavoratori precari o studenti fuori sede. Tanti arrivano da facebook, tanti altri per passaparola.

Data la tua esperienza acquisita sul campo, ci fai un elenco di prodotti che vale davvero la pena comperare nei discount?

È necessario fare una premessa. Nei discount i prodotti si differenziano secondo due scuole di pensiero: quelli fieramente sconosciuti e le imitazioni. Un esempio per tutti: ci sono dei biscotti perfettamente identici ai Pavesini, con una confezione anche vagamente simile, che però si chiamano “Leggerini”. Il sapore di questi “cugini” però non è tanto diverso dagli originali, e l’ho proprio testato sul campo. Tempo fa ho fatto un esperimento, recensito anche sul mio blog: ho fatto assaggiare ad un gruppo di persone un prodotto di marca ed uno low-cost, identici (quelli non di marca sono leggermente più irregolari e meno curati nella forma) privati dalla loro confezione rivelatrice. Il test è risultato nettamente a favore del cibo del discount: il più delle volte il sapore è identico e il prezzo è la metà! Detto questo, le birre sono la prima cosa da sperimentare perché è palese che sono bevande buone: sono tedesche, olandesi, che nei loro paesi di fabbricazione vengono pubblicizzate a livello nazionale. Solo perché noi non le conosciamo per nome non significa che siano delle schifezze. Mi trovo molto bene anche con tutto ciò che è a lunga conservazione.

La Lidl, ad esempio, ha una linea che si chiama Campo Largo: ci sono dei legumi ottimi, che si aggirano attorno ai 29 centesimi a barattolo. Per i vegani e i vegetariani, non perdetevi i cibi delle catene Pennymarket e Todis, che hanno una maggiore sensibilità su queste scelte alimentari. Lì si trovano tantissimi preparati a base di soia: hamburger, latte, gelato e chi più ne ha più ne metta. Per gli amanti dei sapori esotici, suggerisco la marca Vitasia: importa tutto ciò che è asiatico da Filippine, Giappone e Cina, dai noodles in giù si trova qualsiasi cosa. È buono anche tutto quello che è cereale perché mangiare musli e avena a colazione è tradizione del nord dell’Europa e quindi al discount è più facile trovare “confezioni famiglia”, mentre nei supermercati italiani trovi solo pacchi piccoli che durano sì e no una settimana. Una menzione la meritano anche le patatine e i pop corn: noi in Italia siamo abituati a 4 o 5 gusti se è tanto (tipo pizza, rosmarino, bacon) mentre nei reparti dedicati a questi snack nei discount c’è un oceano di varietà.

Ma non consiglio solo cibo: inaspettatamente, ci sono anche dei prodotti di bellezza di elevata qualità: alla Lidl si trova la linea “Suhada Nature”, fatta con ingredienti tutti “verdi” (ho controllato su un sito che si chiama biodizionario che tutti i componenti di queste creme non fossero né tossici né cancerogeni) e confezionata rispettando l’ambiente: molti hanno tappo in legno e confezione in plastica biodegradabile, e ho trovato anche prodotti non sperimentati sugli animali, che rispondono a bisogni non solo di risparmio ma anche di consumo critico. Sempre della Lidl, consiglio i prodotti caseari della Milbona. È bene sapere che sono cibi importati dalla Germania (in apparente contraddizione con le quote latte nostrane) e che, sebbene sia auspicabile puntare al kilometro zero, sostenere i produttori locali e ridurre al minimo il trasporto di merci, sta al singolo decidere che tipo di consumatore voglia essere. Non bisognerebbe mai smettere di interrogarsi, di leggere e di approfondire. Sta in questo il concetto di consumo critico: una volta che si hanno tutte le informazioni necessarie allora si può davvero parlare di “scelta”.

Di tutti questi prodotti controlli sempre gli ingredienti prima di mangiarli, vero?

Certamente, sul blog metto sempre la foto del prodotto e quella degli ingredienti, così chi è interessato legge, approfondisce e decide cosa fare. Gestisco il mio sito da quasi tre anni e ricevo tantissime mail di persone che non vedono l’ora di sparare a zero sulle mie recensioni, anche se io scrivo e specifico sempre – e non mi stanco mai di farlo – che non ho autorità in materia, non sono una scienziata, non sono un medico, non sono una nutrizionista, l’unico criterio che muove me e gli altri recensori è la ricerca del piacere.

di Zelia Pastore

www.puntarellarossa.it

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