La vicenda delle malversazioni in Regione Lazio e l’utilizzo di soldi pubblici a fini privati va rimarcata, in questa sede, non solo per la (ovvia, ma mai sufficiente) condanna dei disegni criminogeni dei suoi protagonisti. Mentre mi auguro che la legge, se accertato dalla Procura di Roma e dalla Guardia di Finanza, punisca severamente soggetti e condotte, voglio evidenziare un aspetto da non sottovalutare da parte dei detrattori del ruolo del sistema degli intermediari finanziari nella prevenzione di siffatti comportamenti.

Il tutto nasce dalla segnalazione di operazioni sospette sui conti degli indagati e del partito regionale fatte dalla UIF, l’Unità Antiriciclaggio della Banca d’Italia. A quanto si sa, essa è stata informata da Unicredit, dove i conti erano allocati. Il meccanismo dell’art 41 del decreto 231/2007 (legge antiriciclaggio) ha funzionato, come invece non si crede comunemente da parte di chi è obbligato ad applicare questa regolamentazione.

Ma davvero uno può pensare che movimentando il proprio o altrui conto corrente senza coerenza col suo reddito ed attività svolta possa tranquillamente passare inosservato? La tracotanza dei furbetti e della vecchia politica è stata battuta ancora una volta dalla serietà dei cittadini onesti. Per fortuna non avremo tra i candidati alle  prossime elezioni molti di questi “soggetti”. Di sicuro avremo sempre, invece, valide authority di controllo.

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