“I primi 100 giorni di Federico Pizzarotti? Fallimentari e contraddittori”. Non usa mezzi i termini il Pd per tracciare un primo bilancio dell’amministrazione a Cinque Stelle di Parma. Dopo la pausa estiva e in attesa di ritrovarsi in consiglio comunale giovedì, il gruppo che siede sui banchi dell’opposizione parte all’attacco dell’operato, “o meglio del modo di non procedere”, come sottolineano i consiglieri, del governo del Movimento 5 stelle. Immobilismo, mancanza di trasparenza sui temi fondamentali per la città, dal buco di bilancio al Teatro Regio, assenza di dialogo all’esterno e con i membri dell’opposizione, e incapacità di tradurre in azioni concrete le promesse della campagna elettorale sono i punti principali su cui il Pd punta il dito.

“I rappresentanti del Movimento 5 stelle non hanno ancora capito che non sono più in campagna elettorale e non sono una forza di opposizione, ma sono al governo – ha attaccato il capogruppo del Pd in consiglio Nicola Dall’Olio – Da due mesi il consiglio non si riunisce e le uniche mozioni discusse sono quelle presentate dall’opposizione. Non ci sono proposte, ci si limita a proclami che non si traducono in atti concreti per la città”. Come se non bastasse, secondo i consiglieri di minoranza, i Cinque stelle hanno intrapreso una strada di contrapposizione estrema nei rapporti istituzionali che “rischia di portare a una situazione di autosufficienza e isolamento che non aiuta a trovare risposte per la città”. Il braccio di ferro con Iren ne sarebbe un esempio: “Sembra un rapporto di guerra, ma Iren è una società partecipata – continua Dall’Olio – e sui rifiuti non decide solo il Comune, ma un organo superiore di cui fa parte anche la Provincia”.

L’incapacità di relazione con le istituzioni e gli attori del territorio non è molto diversa, secondo il gruppo del Pd, dall’atteggiamento tenuto nei confronti dell’opposizione. “In campagna elettorale si parlava di trasparenza, ma nella realtà veniamo a sapere le cose dalla stampa, mentre si saltano le discussioni nelle sedi competenti della rappresentanza – continua Dall’Olio – ci viene tolto il ruolo di democrazia che dovremmo avere”.

In questi primi mesi la minoranza aveva chiesto un consiglio monotematico sulla questione Regio e si sarebbe dovuta tenere una seduta per discutere della relazione del commissario Mario Ciclosi sullo stato debitorio del Comune, ma questi momenti di confronto non ci sono ancora stati. “Il consiglio sull’eredità di Ciclosi (che doveva tenersi il 25 settembre) è stato rinviato perché l’assessore al Bilancio non è pronto – ha fatto notare Massimo Iotti – Non si è più fatto parola di una questione centrale su cui ogni forza politica ha chiesto trasparenza”. Anche le società partecipate, da Spip a Stt, fino a Parma Infrastrutture, insieme ai loro debiti, sembrano essere finite nel dimenticatoio. “Vogliamo sapere come metteremo a posto i conti e come risolveremo la crisi di liquidità del Comune – incalza Iotti –  e vogliamo vedere i piani industriali e i bilanci consuntivi delle partecipate, che non sono a disposizione, anche se li abbiamo sempre chiesti”.

Nel mirino finiscono anche le strategie adottate in tema di urbanistica, servizi sociali e scolastici, per cui il Pd arriva a definire l’amministrazione del Movimento come la continuazione di quella dell’ex sindaco Pietro Vignali: “In contraddizione con quanto promesso e anche con le linee programmatiche di Pizzarotti – aggiunge Dall’Olio – non si ha la forza di una rottura rispetto al passato”. A dimostrarlo i primi atti della giunta: a fianco alla lotta all’inceneritore c’è anche il via libera a progetti avviati dal centrodestra, come il centro commerciale di 9mila metri quadrati alle porte della città, la privatizzazione dei servizi dell’infanzia con Parma Zero Sei (voluta dall’ex assessore Giovanni Paolo Bernini), e ancora l’alienazione di immobili per ripianare i debiti dell’Azienda di servizi alla persona Ad personam.

A rispondere alla pioggia di critiche è il sindaco Pizzarotti, alle prese con il cda del Regio e le modifiche allo statuto in vista dell’imminente avvio del Festival Verdi (e della nomina del nuovo sovrintendente), che rimanda le accuse al mittente. “Mi sento di accettare le critiche sulle decisioni prese, ma non sul presunto immobilismo”. E per spiegare l’operato di questi mesi alla guida del Comune, utilizza un paragone: “Se ho la casa allagata perché ho i tubi rotti, non ho tempo di pensare alla mansarda. Il Comune ora è gravato da milioni di debiti, di cause e cantieri aperti. Io devo fare come un buon padre di famiglia, faccio i conti e con i soldi che ho cerco di sistemare prima le cose urgenti. Il resto è polemica politica da teatrino, che io non voglio fare e che credo non interessi nemmeno ai cittadini”.

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