E’ il nuovo che avanza? Forse proprio nuovo no. Ma di sicuro si tratta di una assoluta novità per la Lega 2.0, fatta trasparire da una battura di Roberto Maroni durante la festa del partito a Brescia, ma già maturata negli uffici romani del partito: a correre come candidato premier per il Carroccio alle elezioni potrebbe essere “un giovane” non più poi così giovane. Ovvero? Flavio Tosi. Il sindaco di Verona e maroniano di ferro è il volto “pulito” e vincente che il segretario vorrebbe spendere per delle elezioni politiche. Dove la Lega, qualora si tornasse alle urne con il Porcellum calderoliano, ha già fatto i conti di non avere grandi chance di riportare a Roma lo stesso numero di parlamentari di adesso. Però la carta Tosi potrebbe evitare che non si arrivi – come è invece timore – a restare sotto lo sbarramento del 4%. Il sindaco di Verona, d’altra parte, ha già dato ampia prova di riuscire ad aggregare intorno a sè anche gli elettori di non stretta osservanza leghista e a raccogliere voti al di fuori del granitico bacino elettorale del Carroccio. Ma, soprattutto, Tosi è ciò che ci vuole per dare anche l’idea che il nuovo, vero corso della Lega è cominciato. 

Il sindaco di Verona, dunque. Un uomo, secondo Gianluca Pini, senatore e segretario della Lega Nord Romagna, capace anche di aggregare su di sè l’ala lombarda del Carroccio che, comunque, si riscatterebbe con Matteo Salvini, l’altro “giovane” che Roberto Maroni pensa di candidare al Pirellone per la successione a Formigoni. Uno scenario che, a quanto sembra, avrebbe messo d’accordo un po’ tutti a via Bellerio, anche se fino ad oggi nessuna decisione definitiva è stata presa. “Maroni – sosteneva ieri proprio Pini in un’intervista – sta già facendo molto per far riemergere il partito dalla crisi di credibilità” e l’idea generale è che non abbia più grande velleità “di ruoli politici nazionali”. “Ma d’altra parte – ha aggiunto oggi – se dovesse spuntare uno come Matteo Renzi vincitore delle primarie del centrosinistra, la cose migliore sarebbe proprio quella di contrapporgli uno come Flavio. E lo indichiamo come candidato premier, poi ce la giochiamo”. “Anche perchè – sono sempre parole di Pini – dietro uno come Tosi si intravede uno spessore politico che dietro Renzi, lo dico con franchezza, non riesco a vedere; insomma, è un po’ un’incognita politica. Noi lo abbiamo spesso invitato Renzi alle festa della Lega per confrontarsi con Tosi e lui non c’è mai venuto…”.

Tosi, allora. Ancora una volta, dunque, Roberto Maroni che giocherà la partita elettorale in seconda fila, ma da regista principale, spingendo verso la consacrazione nazionale quelli che sono ritenuti, un po’ da tutti, i cavalli davvero vincenti del nuovo corso. C’è chi sostiene, in ambienti parlamentari, che questa scelta di Maroni, di “benedire” i suoi due delfini migliori per “immolarsi” sull’altare della ricostruzione del partito, soprattutto in ambito locale, sia comunque una scelta anche tattica per non bruciarsi davanti ad elezioni (sia quelle regionali lombarde che sia quelle politiche nazionali) dove la Lega rischia ancora il “bagno di sangue”. Per altri, invece, si tratta di una genuina scelta di sacrificio, anche se è indubbio che la strategia politica del Carroccio rimarrà saldamente nelle sue mani. 

Insomma, la Lega guarda avanti, studia nuove strategie, punta sul rinnovamento d’immagine. Tranne che sulla comunicazione. Dove i passi avanti, invece, non si vedono affatto. Anzi, se ne vedono parecchi indietro. Il 14 agosto, infatti, è caduta l’ultima testa di una lunga serie di epurazioni dei portavoce messa in atto dalla “porta silenzi” Isabella Votino, l’ex addetta stampa di Maroni e soprannominata “badante” per la sua ossessiva presenza accanto al leader. Votino è stata nominata a capo della comunicazione leghista a Roma e come primi suoi atti ha azzerato i contratti di collaborazione co.co.co dei collaboratori parlamentari dei deputati e senatori di osservanza bossiana. Ad agosto, si diceva, è stata licenziata Alessia Quiriconi, storica addetta stampa di Marco Reguzzoni, l’ex capogruppo leghista, subito dopo l’allontanamento di Giulia Macchi, vice di Nicoletta Maggi, addetta stampa di Bossi e fino a qualche mese fa responsabile della comunicazione della Lega nei palazzi parlamentari.

Poi è arrivata la Votino. E dopo la Macchi e la Quiriconi, adesso sono nel mirino proprio la Maggi ma anche Federico De Cesare, arrivato a Roma con Cota ma poi lasciato all’ufficio stampa senza un referente politico diretto. Unico nome che al momento non sembra essere traballante è quello di Carlo Garzia, portavoce del capogruppo Dozzo, ma nulla è certo. Quello che, invece, viene dato per certo è che la Votino, soprattutto con la nuova legislatura alle porte, voglia costruirsi a Roma un ufficio comunicazione del Carroccio composto da persone di sua stretta osservanza. Appena caduto il governo Berlusconi, d’altra parte, la Votino ha ottenuto da Maroni di assumere nel gruppo la sua segretaria al Viminale, Daniela Properzi, oltre all’ex sottosegretaria Sonia Viale.

Da ultimo, sarebbe in arrivo, sempre dal Viminale, un altro suo ex collaboratore mentre si stanno facendo i conti su i possibili sostituti, ma la Votino vuole avere l’ultima parola nonostante le pressioni di Davide Caparini, che ha un ruolo proprio nella comunicazione del partito, di portare a Roma alcuni dei suoi “pupilli” bresciani. Soprattutto “pupille”. Una Lega, dunque, che guarda al futuro e che spazza via tutto quello che fa parte di un percorso passato a cominciare dalla comunicazione.

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