Lavoro, lavoro, lavoro: domestico, manuale, concettuale, artistico e artigianale, bramato, assente o da inventare. Il lavoro da rappresentare, il lavoro dell’artista che cambia nel tempo, la precarietà del mondo del lavoro. Questo il filo rosso che attraversa la VII edizione del festival Ipercorpo, ideato da Città di Ebla e Davide Ferri e diretto da Claudio Angelini, patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in scena dal 18 al 23 settembre 2012 a Forlì che nel suggestivo spazio ATR, ex deposito di autobus, attiva un vivace percorso fra musica, teatro, performances, video e installazioni, dove l’incrocio dei linguaggi riflette quello delle differenti sfaccettature che la parola “lavoro” assume oggi nell’opera di alcune tra le più interessanti realtà della scena italiana: Anagoor, Pathosformel, Mirto Baliani, Teatrino Clandestino, Silvia Camporesi, Teatro Sotterraneo, Muna Mussie, Paola Bianchi e Fausto Balbo, Spazi Indecisi, Ivan Fantini, Massimo Foschi, Fuzz + Maggiore, Enrico Gabrielli.

Diversi dunque i percorsi, le ambientazioni e le connessioni con il tema del lavoro che si intrecciano al festival.  Mirto Baliani allude alla cucina e al lavoro domestico in “Fuoco fatuo” in cui “fa suonare” pentole, caffettiere e altri oggetti da cucina sollecitati con il calore di quattro piastre elettriche per un concerto senza musicisti in carne e ossa ma “con la forza del calore addomesticata in una partitura”, Fiorenza Menni per Teatrino Clandestino condivide una riflessione dinamica sul lavoro dell’attore e sviluppa nell’arco di quattro giorni il percorso di “Civile”, in cui ciascun attore interpreta se stesso e crea una relazione con il pubblico a partire dalle proprie scelte di vita, possibile stimolo per ciascuno spettatore alla creazione del proprio “progetto di vita”. Ivan Fantini in “Narrare l’agnizione” crea un intervento scenico legato alla fine del suo lavoro di chef, Pathosformel invece in “on afternoon love” osserva un giocatore di basket al lavoro con l’allenamento quotidiano, metafora di un rapporto a due attraversato dalla complessità. Anagoor in “Con la virtù come guida e la fortuna per compagna” lancia invece un colpo di sonda sul lavoro artistico dei pittori del Quattrocento, mentre Massimo Foschi, attore di grande esperienza, propone un recital sul tema del lavoro. Teatro Sotterraneo in “L’origine delle specie_da Charles Darwin” presenta la seconda parte di questo progetto, interessante per l’osservazione di come il lavoro modifichi l’habitat. Paola Bianchi in “Veterae resonatiae futurae” si mette in gioco in una speciale creazione per il festival mentre Francesca Proia in “The breathing us” indaga l’energia sottile che unisce un uomo e una donna fra vita quotidiana e professionale. Musica, video e installazioni sono i linguaggi di Silvia Camporesi in “Nomen ineffabile“, Spazi Indecisi in “Testimonianze da cicli indecisi”, Enrico Gabrielli in “Der mauer captatio”, Muna Mussie in “Monkey see, Monkey do”.  

Fonte d’ispirazione di Ipercorpo 2012 è la splendida collezione d’arte Verzocchi ideata nel 1949, in pieno fermento di ricostruzione postbellica, da un lungimirante imprenditore locale produttore di mattoni, Giuseppe Verzocchi, che commissionò a 70 giovani artisti italiani del tempo un’opera sul tema del lavoro. Era una scommessa folle ma quei giovani sconosciuti, nouvelle vague dell’Italia postbellica, divennero poi grandi nomi dell’arte: Guttuso, Morlotti, Sassu, De Pisis, Casorati, de Chirico, Soffici, Sironi, Migneco… Verzocchi aveva investito sui giovani e il tempo gli ha dato ragione. Da questo patrimonio e da questa scommessa nasce il percorso di riflessione artistica di Ipercorpo 2012 che ha lanciato un bando alle compagnie italiane invitandole a presentare spettacoli, nuovi o già messi in scena, ma interessanti per ampliare una riflessione sul mondo del lavoro oggi. In programma il 22 settembre c’è anche un pomeriggio di studio a cura di Davide Ferri che organizza un incontro con critici e storici dell’arte e del teatro, scrittori e artisti, tutti nati negli anni Settanta, invitati a riflettere attorno ai problemi del lavoro culturale oggi e alla sua rappresentazione. Attraverso quali immagini è possibile metterlo in figura? Ed è possibile misurare la distanza che separa quelle immagini dai dipinti della collezione Verzocchi? Il progetto proseguirà in primavera con un percorso in seno alla Collezione Verzocchi.

Info: www.cittadiebla.com

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