“Ragazzi dimenticatevi il posto fisso, non esiste un dovere delle aziende ad assumere e non snobbate i lavori manuali perché è meglio un buon barista di un avvocato svogliato” (Renato Pagliaro, 27 marzo 2012), anche se “studiare vi fa ricchi” (John Elkann, 13 settembre 2012). Dal presidente di Mediobanca al rampollo di Gianni Agnelli che presiede la Fiat dal 2010, quest’anno a Piazza Affari è tutto un fiorire di consigli, non sempre coerenti, per i giovani che già il 24 gennaio si erano sorbiti il monito del viceministro del Lavoro, Michel Martone, per quale “se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto tecnico professionale sei bravo. Essere secchione è bello, almeno hai fatto qualcosa”. Del resto la crisi rende più attuale che mai il tema più vecchio del mondo, quello dell’educazione dei giovani su cui nei secoli hanno ampiamente discettato filosofi e sapienti di ogni genere e specie.

Quello che la crisi non sembra aver particolarmente attualizzato, invece, sono gli stipendi di figli ed eredi di chi Piazza Affari la domina. A partire dallo stesso Elkann, che dal 2008, anno della nomina alla presidenza della finanziaria che controlla la Fiat, Exor, ha visto il suo stipendio lievitare da quota 947mila euro ai 3,299 milioni di euro del 2011. Merito, in parte, del consiglio di amministrazione di Exor che “il 28 marzo 2011, su proposta del Comitato Remunerazioni e Nomine, ha deliberato di integrare il compenso annuo dell’Ing. Elkann da 1 milione a 2 milioni, in virtù dei nuovi incarichi operativi dallo stesso assunti nell’ambito della Società”, ma forse anche del fatto che secondo quanto dichiarato dallo stesso nipote di Agnelli sul numero di Panorama uscito in edicola il giorno in cui il Lingotto disdiceva Fabbrica Italia, la controllata Fiat non ha “alcun problema di natura finanziaria”, anzi, “prevediamo di chiudere il 2012 con risultati migliori del 2011”. Del resto quello di Elkann non è un caso isolato. Senza andare tanto lontano, per esempio, il presidente della Juventus, suo cugino Andrea Agnelli, l’anno scorso ha incassato dal gruppo torinese poco più di 551mila euro. Bisognerà aspettare ancora un po’, però, per verificare se l’andamento dei conti della Vecchia Signora, che venerdì 14 ha licenziato un bilancio in perdita per 48,7 milioni di euro, avrà modificato le cose.

Non va meglio in altre famiglie. Nel gruppo Premafin dell’era Ligresti, quella del dissesto che ha travolto il cosiddetto salotto buono, fino all’anno scorso i tre rampolli del costruttore siciliano, Jonella, Giulia e Paolo, sono stati ottimamente retribuiti. E con loro anche il figlio dell’onorevole Ignazio La Russa, Geronimo, che nel 2011 ha portato a casa 539mila euro di emolumenti per un posto in cda. Briciole, però, in confronto a Jonella ha ricevuto uno stipendio di 2,6 milioni di euro, che sale a 2,9 milioni nel caso della sorella Giulia, mentre Paolo si è accontentato di 1,7 milioni di euro.

Non male tutto sommato. Anche perché le performance e l’età sono indipendenti dagli emolumenti. Come nel caso del 24enne Luigi Berlusconi, ultimogenito dell’ex premier Silvio, che l’anno scorso ha incassato complessivamente 39mila euro per sedere nel consiglio di amministrazione di Mediolanum e della Molmed (21 milioni di rosso nel 2011). Certo, briciole in confronto a Doris jr (941mila euro per le cariche ai vertici del gruppo bancassicurativo controllato dal padre e dalla famiglia Berlusconi), ma anche se paragonate ai fratelli Marina (539mila euro tra Mondadori e Mediaset) e Piersilvio (1,485 milioni).

Situazione analoga in casa Moratti, dove il figlio di Gian Marco, Angelo ha portato a casa oltre 1 milione di euro per la gestione Saras (17,7 milioni di euro il rosso 2011), mentre il figlio di Massimo, Angelomario, detto Mao, più noto per il suo ruolo nell’Inter, riceve dal gruppo petrolifero 240mila euro. Nella famiglia Caltagirone, invece, il più quotato è il primogenito di Francesco Gaetano, Francesco jr, che dai consigli di Caltagirone spa, Caltagirone editore, Cementir e Acea, ha ricevuto più di 2 milioni di euro. Più modesto, ma significativo l’introito per la compagna di Pierferdinando Casini, Azzurra, braccio destro del padre alla guida del gruppo editoriale di famiglia (-30,7 milioni il risultato 2011), che ha incassato 610mila euro.

Ma peggio di tutti, si fa per dire, va ad Alessandro (264mila euro per tre cda). Scena analoga in casa Colaninno, dove il 35enne Michele ha percepito oltre 737mila euro mentre il fratello maggiore Matteo, che ai ruoli operativi in Piaggio e Immsi preferisce la politica, sono andati 140mila euro. Del resto i figli, come si dice a Napoli, so’ piezze e’ core e così anche in Class Editori il figlio dell’editore, Luca Panerai, ha incassato 179mila euro di emolumenti mentre i dipendenti facevano i conti con una riduzione forzosa degli stipendi.

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