I capannoni con tettoie di cemento amianto accanto alla via dello shopping. Succede nel centro di Ostia e anticipato dal giornale online paesesera.it. Una possibile “bomba ecologica” che potrebbe mettere a rischio la salute dei cittadini: tetti lesionati, sbriciolati in più punti, che continuano a cadere a pezzi diffondendo più facilmente la sostanza killer nell’aria. E oltre agli ignari passanti che a migliaia ogni giorno passeggiano lungo la centralissima via delle Baleniere, ci sono anche almeno 100 famiglie che abitano nei palazzi che affacciano su quel cantiere abbandonato, costretti a respirare le polveri volatili che si sprigionano da quei capannoni. Ma c’è di più. C’è che il 10 settembre sempre a Ostia, poco lontano dalla via dello shopping, un incendio ha distrutto una scuola abbandonata in condizioni di degrado più o meno simili a quelle dei capannoni in questione. Il municipio ha smentito, ma i vigili del fuoco hanno confermato: hanno trovato fibre di amianto tra le macerie. 

Come già abbiamo raccontato su ilfattoquotidiano.it la Iarc (International Agency For Research On Cancer) ha certificato che qualsiasi tipo di amianto è pericoloso e non c’è una soglia al di sotto della quale non ci sia rischio. E di amianto si continua a morire in Italia (circa 5mila vittime l’anno) con patologie terribili che possono sorgere anche dopo 30-40 anni.

Da mesi i negozi che avevano sede nei capannoni hanno dovuto chiudere. “Nel 2006 intervenne la Asl di Civitavecchia che ha gli strumenti per rilevare l’eventuale pericolosità dell’amianto presente” denuncia una delle firmatarie degli esposti spediti ad Asl, dipartimento ambiente del comune di Roma e polizia municipale e si sta battendo da anni per la bonifica, facendo partire anche una raccolta firme. Secondo quanto raccontato dalla donna l’Asl dispose già nel 2006 che il proprietario effettuasse la bonifica entro tre anni. Ma dopo sei anni non è stato effettuato alcun intervento e la situazione è rimasta immutata, anzi è peggiorata vista la maggiore vetustà dei materiali in questione.

Seguirono varie determine da parte dei dipartimenti competenti, atti ed impegni vari. Un rimpallo di carte che, almeno apparentemente, testimoniava la disponibilità degli enti a risolvere la situazione, ossia a bonificare la zona. Di fatto ad oggi non è stato fatto nulla, sono stati apposti dei nastri arancioni e l’area è stata interdetta, ma i capannoni “killer” sono ancora lì, sempre più precari e pericolosi. “I capannoni – racconta – versano in una condizione di abbandono forse più grave della scuola materna. Se un giorno divampasse un incendio anche qui sarebbe un vero e proprio disastro ambientale”. Quasi si commuove e conclude: “Guardo mia figlia, che ha soltanto dodici mesi, e mi sento impotente perché non posso trasferirmi e andare altrove. Mi appello a tutti, non mi importa il colore politico, per chiedere aiuto. Imploro gli enti e le amministrazioni alla celerità: lasciate perdere le lungaggini burocratiche o le beghe di partito, intervenite subito, fatelo per i nostri figli”.

L’unico aiuto, per il momento, è arrivato dal comitato cittadino Amici della Madonnetta: “La situazione è molto grave – dichiara la presidente Adriana Fornaro – Questo capannone e l’asilo distrutto dall’incendio sono solo due casi emblematici di una situazione di vera emergenza ambientale. Non esiste una mappatura puntuale e aggiornata nel XIII Municipio tantomeno interventi incisivi da parte delle istituzioni. Per gli edifici pubblici non viene fatto nulla, per i privati vengono fatte delle disposizioni che intimano ai proprietari di fare bonifiche entro tre anni che puntualmente non vengono fatte e le sanzioni eventuali sono irrisorie”. 

Anche Andrea Gasparini, portavoce dei Verdi nel municipio XIII ha accolto l’appello della residente: “Ai cittadini deve essere immediatamente data una risposta su alcune criticità. L’articolo 32 della costituzione sancisce il diritto alla salute ma qui, nonostante i carteggi tra Asl, municipale e dipartimenti, che pure evidenziano la grande pericolosità dell’area in quanto l’azienda ha segnalato doverosamente lo stato dell’amianto, ancora nulla”. Parole che rispecchiano la situazione drammatica del territorio laziale: mappato solo per il 4% sono stati trovati ben 4mila edifici pubblici con presenza di amianto. Ma a vent’anni dalla messa al bando dell’amianto nulla o quasi è stato fatto.

 

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