In questi giorni d’inizio anno scolastico, mi sono ritrovato ad ascoltare le “classiche” lezioni in cui si correggono i compiti della vacanze. Sui banchi di scuola è spuntato il libro che gli alunni si sono trascinati in montagna, sulla spiaggia, a casa della nonna, sulla scrivania di papà, in macchina, in campeggio, in piscina, in roulotte, in Tunisia, a Sharm el Sheik, a casa degli amici nel tentativo di finirlo in compagnia, fino agli ultimi giorni di vacanza quando la mamma ha preso penna e buona volontà e in qualche ora, l’ha finito. Libri per la stagione estiva che “conquisterebbero” chiunque: “Matematica d’estate”; “L’italiano in vacanza”; “AllenaMente“; “I compiti vanno in vacanza”.

Ma basta capitare in una di queste classi per rendersi conto dell’inutilità dei compiti per le vacanze. Ho sentito veri e propri capolavori d’arte letteraria estiva frutto di mamme che riscoprono (magari senza essere troppo felici di farlo) la loro vena di scrittrici. Molte di loro potrebbero tranquillamente scrivere storie per i bambini. Insomma, i compiti da che mondo e mondo, li fanno i genitori la maggior parte delle volte. Eppure nella scuola si perpetua la mania di far acquistare il libro delle vacanze.

Ai miei alunni non ho mai fatto comprare uno di questi manuali di noia estiva ma ho sempre consigliato la lettura di qualche libro, la visita a qualche libreria durante le vacanze o a qualche museo. Preferisco che un mio alunno visiti il Louvre a Parigi o il sito archeologico di Pompei piuttosto che compilarmi o far compilare il quiz di storia del libro per le vacanze. Meglio la lettura del “Piccolo principe” o di un libro scelto dal bambino che l’obbligo di mettere la testa su quelle pagine solo per soddisfare mamma e maestra. Forse è venuto il momento di abolire i compiti per le vacanze.

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