Non c’è un momento migliore di questo per andare negli Stati Uniti, a poco più di un mese da quelle che forse sono le elezioni presidenziali in cui gli americani devono decidere se dare ancora fiducia a Barack Obama, più pragmatico e meno rivoluzionario del previsto o scegliere la destra liberista e spregiudicata di Mitt Romney.

Da oggi sarò in America per un viaggio particolare, grazie a un programma del dipartimento di Stato (il ministero degli Esteri di Wasghington) e dell’Ambasciata Usa a Roma. Si chiama IVLP, International Visitor Leadership Program, esiste dal 1940 e ha lo scopo di “costruire mutua comprensione tra gli Stati Uniti e altri Paesi attraverso brevi visite negli Usa per leader attuali o emergenti stranieri”. Io sono l’unico giornalista (e l’unico italiano) del gruppo che parteciperà al programma nelle prossime tre settimane, gli altri sono effettivamente potenziali leader, guidano le branche giovanili di partiti, lavorano in think tank o per governi di tutta Europa, soprattutto dell’Est, che è l’area dove gli Usa stanno concentrando energie e risorse per questo tipo di iniziative diplomatiche.

Racconterò sul Fatto, cartaceo e web, questo viaggio nella campagna elettorale americana che, grazie all’organizzazione del governo, permette di esplorare tanto i corridoi del potere a Washington che la provincia dell’Iowa e le grandi città come Portland e Denver. Studieremo le istituzioni, il ruolo della religione nel voto presidenziale e il peso della Corte Suprema, visiteremo i quartier generali delle campagne democratica e repubblicana, incontreremo militanti e famiglie normali,

Scriverò articoli ogni volta che il denso programma preparato dal dipartimento di Stato me ne lascerà il tempo. Ma per chi è interessato, darò aggiornamenti più frequenti su Twitter con l’hashtag #usa2012.

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