Matteo Renzi pigia sull’acceleratore del camper. La sua rincorsa verso le primarie del Pd è appena iniziata. E già fa registrare qualche inciampo. Frutto, probabilmente, di distrazione e inesperienza. Succede tutto in Liguria, durante la seconda tappa del suo tour elettorale “Adesso partecipo”.

Il 14 settembre 2012 il rottamatore del Partito democratico chiude l’intervento a Savona con un abbraccio al sindaco Pd Federico Berruti, uno che in pista ci sta da tempo, nel 2004 in Provincia e poi, dal 2006, ininterrottamente, primo cittadino del comune ligure. Di lui il sindaco di Firenze, che sogna la presidenza del Consiglio, parla con enfasi e lo vorrebbe in parlamento. Dal canto suo Berruti non ha dubbi: “L’impeto, la forza e il coraggio di Matteo sono le armi per ripartire”.

Baci e abbracci, dunque. In mezzo qualche incongruenza e un bel buco (di bilancio) certificato dalla Corte dei Conti. I giudici contabili nella sentenza depositata nel giugno scorso sottolineano “una situazione di squilibrio” nel bilancio 2010 del comune di Savona. Nel documento di 35 pagine, la magistratura registra una disavanzo di 4.648.064 milioni di euro. Dal canto suo Berruti risponde secco: “Non abbiamo buchi, solo squilibri nella parte corrente”. E comunque rassicura: “Ci adegueremo alle decisioni della Corte dei Conti”

Non è finita. Perché a spulciare nelle cose pubbliche del comune di Savona salta fuori dell’altro: una società pubblica partecipata per il 70% da una spa, la Geotea, il cui socio di maggioranza è una società anonima con sede in Lussemburgo. Un gioco di scatole cinesi che prosegue. La société anonyme, infatti, è posseduta per il 99% dalla Geotea holding Ltd con sede nel paradiso fiscale delle Isole vergini britanniche.

Sul caso pesa un esposto, consegnato dalla Casadellalegalità circa due anni fa. Da allora nessuna risposta. Non dal sindaco di Vado Ligure (altro comune socio), non dal sindaco di Savona. Tutto questo con buona pace della normativa antiriciclaggio (L. 78/2009) che vieta a ogni impresa pubblica di entrare in società con soggetti aventi sedi nei paradisi fiscali. C’è di più: la Ecosavona risulta leader con posizione dominante nel settore dei rifiuti, uno dei campi a maggior rischio infiltrazione mafiose. Che in città non mancano.

Poche ore prima di Savona, Matteo Renzi era salito sul palco di Arma di Taggia, comune retto dal siciliano Vincenzo Ganduso, in carica dal 2007 (due mandati con la lista civica “E’ Tempo”, l’ultimo incassato l’8 maggio 2012). Anche qui Renzi parla molto e di tutto, ma dimentica un paio di particolari. Il primo: la forte presenza della criminalità organizzata e soprattutto la capacità dei boss della ‘ndrangheta di pilotare voti e preferenze. E del resto la Liguria è al primo posto tra le regioni del Nord per comuni sciolti per mafia (Bordighera e Ventimiglia). Il secondo: lo scandalo di un cantiere, ormai fermo da anni, per la costruzione di alcuni box interrati e che rischia di pesare sulle casse pubbliche per circa cinque milioni di euro.

Insomma i sintomi di un allarme ci sono tutti, ma l’enfant prodige del Pd non li registra. Eppure sarebbe bastato leggere le recenti cronache sulle infiltrazioni mafiose nel ponente ligure, per comprendere quanto il comune di Arma di Taggia risulti strategico per gli interessi della criminalità calabrese. Come si dice: carta canta. In questo caso si tratta dell’inchiesta Maglio che mette nero su bianco la grande voglia del consigliere regionale Pdl Alessio Saso di incontrare due uomini della ‘ndrangheta “importanti sul territorio”. Si tratta di Massimo Gangemi e Vincenzo Larosa.

Il politico alla fine incontrerà i due, grazie soprattutto alla mediazione di Giovanni Battista Sajetto, consigliere Pdl per la Provincia di Imperia, il quale presenta i compari “come coloro che avrebbero caldeggiato (“dato una mano”) alle scorse elezioni alla candidatura di Eugenio Minasso”. Ex uomo di An, già consigliere regionale nel 2000 e nel 2005, oggi Minasso veste i panni (Pdl) di onorevole.

L’incontro con Saso viene registrato il primo marzo 2010 al punto elettorale di Arma di Taggia. E’ in quel frangente, annotano i magistrati, che lo stesso Larosa “spiega come i 1.000 voti garantiti sono il frutto di una collaudata gestione, già vincente con le elezioni di Eugenio Minasso”. L’uomo dei clan fa di più e “differenzia l’interessamento a largo raggio da quello semplice”. Spiega il giudice: “Largo raggio intende l’interessamento di cittadini calabresi che insistono in diverse città del ponente ligure (Ventimiglia, Bordighera, Vallecrosia, entroterra), mentre quello semplice intende esclusivamente i calabresi del comune di Arma di Taggia”.

Sul punto, però, Matteo Renzi si distrae. E chissà allora, se qualcuno lo avrà informato sullo scandalo di un cantiere nel pieno centro di Arma di Taggia fermo da anni e che, in parte, registra la presunta responsabilità dell’amministrazione pubblica (l’indagine è in corso).

Il caso riguarda la costruzione di box di fronte alla ex stazione ferroviaria. Il progetto nasce nel 2007 con la partnership tra la società pubblica Area 24 e la Millenium Capital Holding spa (poi Iri srl). Per dare via ai giochi Area 24 assieme alla Millenium stipulano un mutuo da sei milioni di euro con il Banco di San Giorgio. La Millenium però fallisce e il debito milionario resta in mano alla società a partecipazione pubblica (il 43% del quote è in mano al comune di Sanremo).

Nel frattempo, il 13 settembre 2012 un gruppo di compratori dei box deposita in procura quaranta esposti a carico della Millenium holding. Un bel ginepraio che poteva essere evitato se l’amministrazione pubblica avesse verificato la lettera di alcuni commerciati che, già nel 2007, sollevava dubbi sulla solidità economica della Millenium.

Tutto questo però resta tra le pieghe della cronaca. Matteo Renzi vola alto e oltre (prossime tappa Lucca). Il camper corre veloce. Le primarie sono dietro l’angolo. Le politiche a un passo. La mafia e i buchi di bilancio possono aspettare. d.m.

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