Tra un impianto di biomasse e un inceneritore privato per rifiuti urbani e industriali, anche pericolosi, dovrebbe esserci un abisso. Eppure a Oliveto Citra, piccolo centro termale in provincia di Salerno, pare che la differenza non si veda. Quattro anni dopo l’ok di Comune e Regione, e pochi mesi prima della conclusione dei lavori, è stato necessario che i cittadini si insospettissero per la costruzione di un enorme camino a due passi dal fiume Sele, in piena area SIC (Sito di Interesse Comunitario), perché il Comune imponesse la sospensione del cantiere per 45 giorni: “Abbiamo chiesto all’amministrazione di cosa si trattava – dice Nekita Senese, presidente del Comitato ‘No Inceneritore’ – e ci è stato detto che si trattava di un impianto di biomasse. Se non ci fossimo accorti che qualcosa non andava ci troveremmo ora con un impianto di trattamento di rifiuti speciali”. “Noi sapevamo che era un impianto di biomasse”, replica il sindaco di Oliveto, Italo Lullo, malgrado lo studio di impatto ambientale della ditta Tortora (proprietaria dell’impianto), fosse stato acquisito dal Comune già il 12 maggio del 2008. Intanto, mentre il destino del progetto resta del tutto incerto, i Comuni vicini e gli imprenditori termali dell’area si dicono pronti alle barricate: “Con l’inceneritore potremmo anche chiudere l’uscita autostradale e dire qui è inutile passare perché il turismo non potrà mai esistere” di Andrea Postiglione

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