5.700.000 persone sono tante. La somma, per dire, degli abitanti di Roma, Milano, Napoli,Venezia e Bologna. E questa moltitudine di italiani, ieri sera, ha guardato la fiction L’Onore e il Rispetto su Canale 5. Arrivata alla terza stagione (la prima è del 2006, la seconda del 2009), la serie targata Mediaset vede come protagonista l’attore-cane più cane in assoluto (senza offesa per gli amici più fedeli dell’uomo): Gabriel Garko. Soggetto e sceneggiatura fanno ridere, visto che trattasi di una storia di mafia all’acqua di rose, con accenti siciliani forzati e ridicoli (il siculo-piemontese del protagonista è da sganasciarsi dalle risate), che poggia più sul sex appeal (sic!) di Garko che sul resto. Il cast, poi, è zeppo di residuati bellici, attori e attorucoli riciclati qua e là tra le produzioni Mediaset. E allora, un prodotto così scadente, come può racimolare 5,7 milioni di telespettatori e uno share del 26,5%?

Le ragioni possono essere molteplici, a cominciare dalla palese debolezza dell’avversario diretto: Rai1 ha risposto, infatti, con uno Speciale anni Ottanta di Affari Tuoi, condotto da Max Giusti. Sì, Affari Tuoi quello dei pacchi. Ancora. Come se i gusti degli italiani siano immutabili. Come se la novità televisiva di un decennio fa possa restar tale fino alla fine dei giorni. Risultato? 3,2 milioni di ascoltatori e il 13% di share. Pochino, per quella che dovrebbe essere l’ammiraglia del servizio pubblico.

Ma nemmeno l’insipienza palese della Rai può giustificare un risultato così alto per L’Onore e il Rispetto, soprattutto se pensiamo che non siamo ancora entrati nella fase migliore per gli ascolti tv. Piace Gabriel Garko? Sì, inspiegabilmente e incredibilmente sì. Piace alle sciure, piace alle figlie delle sciure, piace alla generazione cresciuta a tronisti e postini di Maria. Piace, dunque, a chi la televisione la guarda di più.

A costo di risultare snob, non possiamo assistere inerti alla piega che hanno preso i gusti televisivi degli italiani. La nostra tv è quella che è: non c’è una programmazione seria e al passo con i tempi, e soprattutto in questo periodo non ci sono soldi. Ma il problema principale di cotanto degrado catodico, è il pubblico stesso. Forse dovremmo accettare l’idea che gli italiani siano diventati un popolo mediocre, provinciale e di basso livello culturale, ammettendo che il guaio della tv italiana (e non solo della tv, in realtà) è il destinatario, non il messaggio.

E allora che fare? Adeguarsi e sopravvivere o lottare e rischiare di morire? Qualche eroe della resistenza televisiva in giro c’è. Ma non basta. E finché non troveremo il coraggio di scontentare il popolo bue, non ci resterà che spegnere il televisore, atterriti dalla paura di incappare nell’ultima fatica di Gabriel Garko.

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