Ancora cassa integrazione per la Fiat. Questa volta tocca agli enti centrali di Mirafiori cuore ormai sempre più simbolico del Lingotto.  Il provvedimento interesserà circa 5.000 lavoratori, la maggior parte impiegati, nei giorni 10, 11, 12 17, 18 e 19 ottobre. La decisione è stata motivata con la necessità di far fronte alla difficile situazione che sta interessando nel complesso le attività legate all’auto. Questa la notizia di alcune fonti sindacali. In un’intervista a Panorama in uscita domani, invece, il presidente di Fiat, John Elkann dichiara che “sebbene il mercato italiano sia tornato ai livelli di 40 anni fa, la Fiat chiuderà il 2012 con risultati migliori rispetto al 2011” . E si rivolge ai lavoratori del Lingotto sottolineando che “è meglio fare parte di un gruppo che c’è e fa profitti, piuttosto di un gruppo che non c’è più”.

Secondo l’erede di Gianni Agnelli, infatti, “questo abbiamo rischiato negli anni scorsi: io c’ero e l’ho vissuto. Oggi invece la Fiat Chrysler è una realtà solida che guadagna non solo negli Usa ma anche in Brasile e in Asia. E in Italia ha trasformato Pomigliano in uno dei migliori impianti europei. E se Fiat si è sempre trovata in ginocchio quando i consumi sono andati giù, per la prima volta questo non è accaduto perchè abbiamo una gestione oculata degli investimenti. I nostri concorrenti continuano a proporre nuovi prodotti e stanno soffrendo tantissimo”. 

Proprio l’impianto citato da Elkann a fine agosto aveva annunciato il primo degli stop dopo la pausa estiva: lo stabilimento campano ha in programma la sospensione della produzione dal 24 al 28 settembre e dall’1 al 5 ottobre.   Per il responsabile nazionale auto della Fiom Giorgio Airaudo: “E’ ora che la Fiat dica la verità al Paese e ai lavoratori e che gli azionisti si assumano fino in fondo le loro responsabilità”. Non solo. “Il governo con i ministri Fornero e Passera, aveva indicato agosto come il mese delle ennesime risposte definitive da parte del Lingotto: queste risposte non sono arrivate e prosegue la cassa negli stabilimenti, in particolare a Mirafiori. Gli Enti Centrali rischiano di pagare il prezzo più alto, non essendo più il quartiere generale del gruppo nel mondo ma una succursale di cui non sono chiare la missione e i compiti di progetto e sviluppo degli auto-veicoli”.

Eppure il ministro del Welfare Elsa Fornero, dal palco del meeting di Rimini, aveva garantito che un summit con l’amministratore delegato della casa automobilistica che vale un paio di punti di Pil nazionale era in programma, benché lei stessa non fosse in grado di indicare una data per l’incontro. Prima di lei, sul tema era intervenuto il titolare del dicastero dello Sviluppo Economico. Dalla Fiat “ci aspettiamo maggiore chiarezza sul futuro del gruppo”, aveva detto chiaro e tondo Passera all’inizio di agosto aggiungendo che “il collegamento con Sergio Marchionne è continuo e l’attenzione è forte. Dobbiamo e possiamo pretendere chiarezza. C’era un progetto, ‘Fabbrica Italia’, molto impegnativo, che poi è stato modificato. Ora ci aspettiamo maggiore chiarezza e ci aspettiamo che sia fatta in tempi brevi”.

Cambio di rotta, poi, ieri quando la Fornero ospite di Otto e Mezzo su La7, ha detto di aver incrociato Marchionne “domenica scorsa” , ma di non essere entrata “nei temi”. In quell’occasione è stato ribadito, per quanto riguarda l’incontro già preannunciato e atteso entro lo scorso agosto, che “non c’è vera urgenza ma ci sarà un incontro presto”. Anche se del Lingotto il ministro dice: “Sono preoccupata del fatto che una grande fabbrica come la Fiat in questo momento venda poco, sappiamo che il problema non è solo della Fiat ma c’è un calo della domanda che preoccupa”.

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