Una brutta storia. Fatta di castelli, grandi alberghi raffinati e discreti, Ferrari, chef superstellati ai fornelli. E tanti soldi in circolazione. Dove finivano? Forse anche nelle tasche di uno dei baroni della destra francese, così brillante in società, poliglotta, sempre impeccabile, alias Dominque de Villepin. L’ex primo ministro francese è da stamani in una caserma a Parigi, nel sedicesimo arrondissement, quello dei ricchi. E’ in stato di fermo, ha indicato il sito del quotidiano Le Monde, per un caso di corruzione.

Già premier fra il 2005 e il 2007 e in precedenza ministro a più riprese, de Villepin è sempre stato vicino a Jacques Chirac e ha fatto la sua fortuna sotto la sua presidenza. Era già stato al centro di un altro scandalo, Clearstream, dal nome di una cassa di compensazione finanziaria lussemburghese: allora era stato accusato di essere all’origine di un complotto contro Nicolas Sarkozy, suo nemico giurato e soprattutto del padrino Chirac. E’ stato poi assolto, dopo un travagliato processo. Ha lasciato l’Ump, la formazione di centro-destra, di tradizione neogollista, nel 2010, proprio in polemica contro Sarkozy, fondando un suo partito, della Repubblica solidale. Riferimento di una certa alta borghesia parigina, liberale e allergica ai parvenus (tipo Sarkozy), ha avuto, comunque, scarso successo. E ha rinunciato a presentarsi alle ultime presidenziali. Riavvicinandosi inesorabilmente al nemico di sempre, appunto, l’ex presidente.

Ebbene, ora de Villepin si ritrova, proprio al pari di Sarkozy, su cui pendono una serie di vertenze giudiziarie, al centro di un’altra storia, una brutta storia. Tutto ruota intorno a un personaggio ben conoscuto nelle alte sfere della capitale francese, Régis Bulot. Fino al 2006 è stato presidente di Relais & Chateaux, un’associazione che pubblica ogni anno in Francia una guida di alberghi e ristoranti esclusivi in antiche dimore. Il giudice istruttorio di Strasburgo Jean-Baptiste Poli ha indagato sull’operato di Bulot e ha scoperto che, proprio giocando sulla stampa di quella guida, il nostro emetteva fatture superiori all’impoorto reale del servizio, racimolando qua e là soldi, la cui destinazione resta da accertare. Il sistema avrebbe generato un fondo, se così si può definire, di 1,6 milioni di euro. Non solo: l’associazione riceve dai 518 alberghi e ristoranti di lusso affiliati una numero cospicuo di notti da offrire per promozioni varie. Bulot ne avrebbe fatto uso per ricevere una serie di favori da personalità conosciute, sui quali Poli sta indagando. Al giudice l’uomo d’affari, secondo quanto riportato nei giorni scorsi da Le Monde, avrebbe anche raccontato “di un ex ministro che ha goduto del privilegio di un fine settimana in Costa azzurra, con tanto di Ferrari in dotazione”.

Dato che in Francia su queste cose non si scherza, Bulot è stato già in carcere sette mesi a partire dal novembre 2011, accusato di “truffa in banda organizzata e abuso di potere”. Cosa c’entra de Villepin, allora? E’ uno dei migliori amici di Bulot e ha beneficiato del trattamento di favore di Relais & Chateaux, i fine settimana a carico dell’associazione. Il magistrato responsabile dell’inchiesta ritiene che abbia approfittato anche di un sistema di finanziamento illegale alle sue attività politiche. Tanto più che certe intercettazioni telefoniche hanno rivelato pressioni effettuate dall’ex primo ministro per convincere Jaume Tapiès, il successore di Bulot alla guida di Relais & Chateaux, di non presentarsi come parte civile nel processo sulle malefatte compiute dal predecessore. Dopo quella telefonata, de Villepin si era vantato con Bulot dicendo che “ho fatto loro (a quelli dell’associazione, ndr) una paura dieci volte superiore a quella che immaginavano”. E diceva che “li ho convinti che non esca mai niente di quello che sanno e di cui abbiamo parlato”. De Villepin sottolinea anche di aver detto a Tapiès che “se ci si interessa di sapere quale uomo politico è andato a letto con chi e in quale camera, voi siete uomini morti”. Quanto a Alain Ducasse, chef francese superconosciuto in tutto il mondo, in una telefonata intimava Bulot a “tagliare la testa al più presto al tuo successore”. La telenovela, apparentemente, è solo iniziata.

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