Scrittore di successo o troll letterario? C’è proprio da chiederselo, dando un’occhiata all’account Twitter di Bret Easton Ellis, scrittore americano noto soprattutto per essere l’autore del controverso American Psycho, pubblicato nel 1991. Proprio come i protagonisti del suo romanzo più celebre, non si può dire che Ellis le mandi a dire. Anzi: si tratti di essere politicamente scorretto o di scagliare tutta la sua rabbia contro un suo rivale di penna, il 48enne scrittore americano non si tira mai indietro.

L’ultima, violentissima, twitt-polemica in ordine di tempo colpisce un altro acclamato, David Foster Wallace. Che sfortunatamente non potrà rispondere, dato che si è suicidato nel 2008 a soli 46 anni. Con una sfilza di tweet notturni, Ellis non ha solo definito Wallace “una fregatura”. “È il più noioso, sopravvalutato, tormentato e pretenzioso autore della mia generazione”, ha scritto. E ancora: “Il miglior esempio di scrittore maschio della mia generazione che sbavava per un briciolo di spaventosa grandezza che non riusciva neppure a raggiungere”.

Lo sfogo sembra essere partito dalla lettura della prima biografia dedicata all’acclamato autore di Infinite Jest, scritta da D.T. Max dal titolo Every Love Story is a Ghost Story. Così, a beneficio dei suoi circa 300.000 followers, Ellis comincia la carica: “Chiunque giudichi Foster Wallace un genio letterario andrebbe incluso nel pantheon degli imbecilli” e poi “San David Foster Wallace: una generazione che legge i suoi libri per sentirsi più intelligente” e ancora – forse nel tweet più cattivo di tutti – “era così tanto alla ricerca di fans, che trovo imbarazzante l’alone di sentimentalismo che lo circonda”.

Intorno allo scrittore suicida si sono stretti sul social network i suoi molti estimatori, la maggior parte dei quali hanno giudicato codardo e fuori luogo l’attacco di Ellis. C’è da dire che però che tra i due autori non era mai corso buon sangue.

Il primo attacco era arrivato da Foster Wallace, che di American Psycho aveva detto: “Lo si può considerare un compendio dei problemi sociali di fine anni Ottanta. Ma, direi, niente di più”. La nuova biografia di Foster Wallace getta luce tra l’altro sui problemi che l’autore aveva nel riconoscere l’influenza esercitata su di lui da Easton Ellis, e questo elemento deve aver fatto scoccare la scintilla della polemica.

Un terreno in cui d’altronde Bret Easton Ellis si trova a suo agio. Ammiratore di personaggi che fanno discutere e dividono l’opinione pubblica americana, come l’attore Martin Sheen o il rapper Eminem, Easton Ellis è un vero campione del politicamente scorretto. Nel 2010 affermò che girare un film non è roba da donne, mentre solo un mese fa ha dichiarato come l’attore Matt Bomer non potrebbe recitare il ruolo di protagonista del film che verrà tratto dal bestseller “50 sfumature di grigio”, semplicemente per il fatto di essere “troppo gay”. Poche ore dopo la scomparsa di J. D. Salinger, autore de Il giovane Holden, Easton Ellis ha twittatto. “Sì! Grazie a Dio finalmente è morto. Da sempre aspettavo questo fottuto momento. E stanotte si fa festa!”. Se i troll letterari esistono, l’autore di American Psycho è, al momento, il numero uno incontrastato.

Il Fatto Quotidiano, 8 settembre 2012

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