Mancano pochi giorni alla scadenza della seconda rata dell’Imu, l’imposta sulla casa. Primo posto nella classifica delle città più care a Bologna (293 euro), a seguire Milano (269) e Genova (227). Nelle grandi città, secondo la Cgia di Mestre, si pagherà mediamente il 62% in più rispetto ai Comuni di cintura. Saranno circa 877 mila proprietari di prima casa a pagare entro il 17 settembre. Su circa 16 milioni di contribuenti che, quasi due mesi fa, hanno versato l’imposta municipale sull’abitazione principale, solo una piccola parte (5,5% del totale) ha deciso di dilazionare in tre tranches il versamento dell’imposta: prima rata a giugno, ulteriore acconto a settembre, saldo a dicembre. Per i proprietari delle abitazioni ubicate nei Comuni capoluogo di provincia che hanno deciso questa opzione, l’importo medio da versare all’erario entro il 17 settembre sarà pari a 131 euro, mentre a Torino 224, Roma 199 e Bari 196 euro. 

Per chi ha deciso il pagamento dell’Imu della casa principale in tre rate, anche l’acconto di settembre, così come la prima rata, è pari ad 1/3 dell’importo totale che si ottiene applicando l’aliquota ordinaria del 4 per mille con la detrazione di 200 euro (elevabile di 50 euro per ogni figlio di età inferiore a 26 anni convivente con il contribuente). Entro il 16 dicembre, si dovrà versare il saldo sulla base delle aliquote definitive come deliberate (entro 30 settembre) dal comune. Sarà così necessario ricalcolare il debito Imu annuo sulla base delle aliquote decise dall’ente locale, sottrarre gli acconti pagati a giugno e a settembre (per coloro che hanno scelto di suddividere i versamenti in tre rate) e versare a saldo la differenza.

Secondo un’analisi della Cgia nei Comuni capoluogo la seconda rata dell’Imu costerà mediamente il 62% in più rispetto alla media versata dai proprietari di prima casa ubicata nei comuni della stessa provincia. Tra i Comuni capoluogo di Regione, i differenziali di imposta più alti sono a Venezia e a Cagliari (entrambi +82%), Torino (+75%), Napoli (+69%), Roma (+66%) e Milano (+62%). Sul totale dei Comuni capoluogo di provincia solo a Macerata (-7%), Lucca (-19%), Latina (-44%) e a Belluno (-52%) la situazione si capovolge: in periferia si paga mediamente di più che al centro. “Queste differenze tra le grandi città e i Comuni di cintura – segnala il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – sono dovute al fatto che nelle grandi aree urbane le rendite catastali degli immobili sono mediamente più elevate che nei piccoli centri. Tuttavia – conclude – l’applicazione di questa nuova imposta e la raffica di aumenti avvenuta nei mesi scorsi avranno gravi ripercussioni sui bilanci delle famiglie. Visto che il Governo si è riservato la possibilità di modificare le aliquote dell’Imu entro il prossimo 10 dicembre, auspico che lo faccia quanto prima, alleggerendo il carico fiscale sui contribuenti italiani che mai come in questo momento necessitano di un aiuto”.

“L’Imu del governo Monti va corretta, bisogna tornare all’Imu originaria. L’onda del malcontento è ormai incontenibile, si aggraverà in occasione del versamento del saldo, gli effetti sociali che produrrà sono facilmente intuibili e, allo stato, imprevedibili sono le reazioni – dice il presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani – Bisogna che il Governo ascolti le voci di chi propone un ridimensionamento della tassazione della casa. La nuova situazione che s’è creata nei conti pubblici lo consente e quindi lo impone. 

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