Niente arresti domiciliari nella casa di famiglia sull’appennino bolognese. Il tribunale di sorveglianza ha infatti respinto lo scorso 20 agosto l’istanza avanzata dai legali di Annamaria Franzoni. La donna, condannata in via definitiva a 16 anni per l’omicidio del figlioletto Samuele Lorenzi, avvenuto a Cogne nel gennaio 2002, rimarrà dunque detenuta nel carcere della Dozza di Bologna dove sta scontando la sua pena dal 21 maggio 2008.

Già a luglio scorso la Corte di Cassazione aveva negato alla mamma di Cogne i permessi premio, per almeno altri quattro anni, vista la gravità del reato commesso e le regole fissate dall’ordinamento penitenziario nei confronti dei detenuti ritenuti pericolosi. 

Intanto però i legali della donna spiegano la decisione: “Quello del tribunale di Bologna non è un rifiuto, è una declaratoria di inammissibilità su un presupposto inesistente, cioè la decadenza della potestà genitoriale”, ha spiegato Paola Savio, legale della donna a Radio Capital. “In realtà – ha proseguito – l’istanza era ammissibile, perché con la condanna non non è sopravvenuta la decadenza della sua potestà genitoriale, ma solo la sospensione”. Nessuna malattia o problema per i figli della Franzoni, assicura comunque l’avvocato: “È la legge che prevede che una donna con figli minori di 10 anni possa scontare la pena nel suo domicilio”.

Come detto, già alla fine di luglio la Corte di cassazione aveva negato alla Franzoni la possibilità, per almeno i prossimi quattro anni, di poter usufruire di permessi premio. Il motivo, spiegarono i giudici della suprema corte, era la gravità del reato commesso e le regole penitenziarie per i condannati ritenuti pericolosi.

A giudizio della prima sezione penale di Cassazione, infatti, a carico della Franzoni, per poter provare a chiedere di trascorrere tre giorni al mese con la famiglia opera il principio della “preclusione temporale” in relazione alla pena finora espiata. Per i reati gravi, come quello per il quale è stata condannata, i detenuti, come chi viene condannato per mafia e terrorismo, devono aspettare di aver scontato in carcere “almeno metà della pena”. Quindi, rispetto ai sedici anni complessivi della condanna, Anna Maria Franzoni dovrà attendere circa quattro anni per tentare di uscire dalla cella. Per lo stesso motivo nell’ottobre 2011, un anno fa esatto, anche lo stesso tribunale di Sorveglianza disse no per primo a permessi premio.

L’unica volta che ad Anna Maria Franzoni fu concesso un permesso per uscire fu il 31 agosto 2010, per il funerale del suocero, Mario Lorenzi. Alla mamma di Cogne era stato negato il permesso straordinario per assistere il padre del marito Stefano che l’aveva sostenuta nella sua battaglia giudiziaria, gravemente malato. Mario Lorenzi era poi deceduto lo stesso mese. Per il funerale Anna Maria Franzoni aveva potuto lasciare il carcere e seguire le esequie a Bologna, e, sempre accompagnata da agenti della polizia penitenziaria, anche a Ripoli Santa Cristina.

La Franzoni continuerà a incontrare i figli Gioele, nove anni e Davide che in questi giorni ne compie 17, in carcere, dove regolarmente la vanno a trovare con il padre, Stefano Lorenzi. In media sei colloqui al mese, un’ora ogni volta.

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