“Meglio passar per bischero”, diceva un mio personale maestro, “che esserlo”. Questo ho ricevuto come indicazione di massima per la vita. E nel bagno di umiltà del non sapere, nel farsi semplici nell’apprendere, con la costanza del chiedere “ripetizione e ancora ripetizione”, è dalle vite altrui che ho compreso le profondità del già conosciuto, del già inteso. Ecco dunque irrompere nella mia cucina la gialla Curcuma che, se combinata al pepe nero, ai tanti cavoli e per chi vuole anche al tè verde, si fa assorbire con facilità dal nostro organismo, svolgendo le sue potentissime funzione benefiche ben rintracciabili in rete.

“E che Curcuma sia dunque” ho detto a me stesso l’altra sera per una semplicissima e rapida pomarola di pelati con aglio, basilico e un peperoncino secco frantumato. Nella veloce sobbollitura ho aggiunto due cucchiaini rasi di polvere, più una bella macinata di pepe, con il risultato estetico che tutta la pasta sembrava, senza esserlo, all’uovo, e la salsa diventava di uno splendido color rosso/arancione. Anche se è stato il sapore a stupirmi per bontà.
Idem per un cavolfiore stufato con cipolle affettate finemente e risaltate garbatamente con uno spicchio d’aglio. Curcuma e pepe a chiudere questa meraviglia dalle indiane memorie.

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