A 30 all’ora in tutte le città d’Italia. È questa in estrema sintesi la richiesta contenuta nella petizione lanciata oggi da #Salvaiciclisti, il movimento nato sul web per difendere e diffondere la cultura della bicicletta e della sicurezza su strada. La petizione ha come scopo quello di chiedere al Parlamento l’adozione “immediata e non più rinviabile” della riduzione del limite di velocità dagli attuali 50 a 30 chilometri orari, come già avviene in altri paesi europei. L’iniziativa si appoggerà a change.org, una piattaforma per petizioni on line e verrà sostenuta tramite Twitter, con l’hashtag #30eLode.

Nel testo della petizione si leggono le motivazioni che hanno spinto gli attivisti a mobilitarsi: “Da ormai troppo tempo sosteniamo l’urgenza di un cambiamento delle strade italiane per evitare la strage continua di pedoni e ciclisti. Quasi 3mila ciclisti e 8mila pedoni uccisi sulle strade italiane è il tragico bollettino degli ultimi 10 anni di quella che sempre più somiglia ad una guerra”. E poi spiegano: “Ogni morto sulle strade costa mediamente alla società oltre 1,3 milioni di euro e che, riducendo la velocità a 30 km/h, oltre a dimezzare il numero di morti e feriti in città, sarebbe agevolato anche lo sviluppo dei bambini, ormai impossibilitati a vivere la strada. Per contro, i tempi di percorrenza media per gli automobilisti aumenterebbero di appena il 3%; e significa offrire l’opportunità a chi conduce dei veicoli motorizzati di reagire prontamente ed evitare gli impatti che si possono verificare in strada: bambini che giocano, pedoni, ciclisti o anche animali che attraversano all’improvviso”. 

La misura è in discussione in questi giorni a Milano, dove il Comune sta pensando se imporre il limite entro la cerchia dei Navigli e il primo sostegno all’iniziativa arriva proprio da Milano, tramite l’assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran: “La appoggiamo sicuramente, sarebbe un incentivo a proseguire nel nostro lavoro. Ogni amministratore ha bisogno di sostegno in iniziative che toccano le abitudini stradali, e questo tipo di campagne serve ad sensibilizzare i cittadini abitualmente ‘distratti’ su queste tematiche”. L’assessore milanese poi entra nel dettaglio dell’esperienza della metropoli lombarda: “Noi stiamo lavorando su una dozzina di quartieri della città, per dare vita alle zone 30, e credo anche che sia la prospettiva futura per tutte le aree residenziali. ma non bastano i cartelli, occorrono misure infrastrutturali, come dissuasori, dossi, respingimenti agli incroci, riorganizzazione delle soste laterali”.

In Italia sono molti i comuni e le città che hanno introdotto zone 30, magari in prossimità di scuole, asili e oratori, ma sono poche quelle che hanno scelto di estendere il limite a tutte le strade del territorio comunale. Il caso più eclatante è quello della cittadina di Saronno, una realtà di circa 40 mila abitanti a metà strada tra Varese e Milano, dove il limite è stato imposto sull’80% delle strade. Quasi due anni fa l’amministrazione comunale guidata da Luciano Porro (Pd) ha scelto di introdurre il limite “lumaca”. Una scelta complessa, che ha scatenato polemiche e proteste ma che a distanza di tempo sta dando ragione alla giunta. I risultati più apprezzabili, a detta dello stesso sindaco, vanno dalla riduzione del rumore, alla diminuzione del traffico, alla progressiva riduzione del pm10 rispetto alle città limitrofe, oltre ad un concreto aumento della sicurezza.

Articolo Precedente

Nuoro, rapina con ostaggi alla sede di Equitalia: 30 mila euro

next
Articolo Successivo

Su Facebook “sterminare” invece di “sverminare”….E arrivano i carabinieri

next